Il rito liturgico

La liturgia della parola culminava con il sermone; la liturgia dell’eucarestia culminava con la comunione. Tutto il rituale liturgico era sostenuto dalla musica che dava ancor più solennità al culto: tutti i testi erano intonati, la comunità cantava i corali, spesso preceduti da preludi organistici, mentre le cantorie eseguivano una o due cantate che accompagnavano il sermone di cui riprendevano il testo (le cantate, con l’aggiunta di mottetti, venivano poi ripetute nel corso dell’ufficio dei Vespri, a poche ore di distanza dalla cerimonia principale).

I mottetti erano tratti da raccolte molto diffuse all’epoca, come quella intitolata Florilegium portense realizzato dal Kantor e teologo Erhard Bodenschatz: Bach ne acquistò una copia nel 1729 per l’uso nella Chiesa di San Tommaso. La musica e il sermone erano occupavano dunque la centralità di tutto l’immenso ufficio liturgico, e con ciò il luteranesimo avanzava di gran lunga di fronte ai pietisti e a ogni altra maniera di esprimere il culto religioso, secondo forse soltanto al culto ebraico, dove la musica è consustanziale alla parola.

A Lipsia non c’era posto per i nemici della musica. Ecco perché Lipsia diventa la città ideale perché Bach possa esprimere al massimo grado tutte le potenzialità della sua portentosa natura musicale.