XXY

DI FRANCESCO MININNI

Qualcuno potrà anche pensare che «XXY», il film che Lucia Puenzo ha tratto da un romanzo di Sergio Bizzio, sia semplicemente una storia incentrata sul risveglio degli istinti sessuali e sulla difficoltà di saperli controllare o ben indirizzare. Ma, se consideriamo che la protagonista del film, Alex, è uno di quei casi di ermafroditismo che qualcuno si ostina a chiamare «scherzi della natura» preferendo affidare al caso le sorti dell’esistenza umana, bisognerà prendere in esame la possibilità che il tema del film sia un po’ più ampio e soprattutto meno riconducibile a dati che superficialmente potrebbero ricondurre il tutto alla più banale delle destinazioni. Sarebbe forse il caso di affrontare l’ermafroditismo come un problema reale e molto drammatico, evitando se possibile di cavalcare l’onda della moda e di innalzare vessilli politici laddove ci sarebbe bisogno soltanto di grande umanità.

Lucia Puenzo, figlia dell’argentino Luis che qualche anno fa vinse l’Oscar per il miglior film straniero con «La storia ufficiale», ha tentato di non farsi tentare da molti canti di sirene e c’è riuscita quasi del tutto. La vicenda di Alex, che sta crescendo tra un cambio di scuola e uno di città per evitare i sorrisetti, le curiosità, la cattiveria della gente, con il rischio che l’amore dei genitori la trasformi in una sorta di reclusa cui sia comunque precluso il rapporto con il prossimo, è emblematica di una situazione di disagio in cui sono in molti a vivere. Il suo dramma è sostanzialmente quello di non sapere a quale sponda della vita appartenere e di conseguenza avvertire un allontanamento dal consesso umano. L’arrivo di un coetaneo, figlio di un chirurgo che potrebbe dare un aiuto professionale, scatena il dubbio. E, nonostante tutta la buona volontà, Alex sarà costretta a restare nel mezzo.

Lucia Puenzo ha probabilmente scelto la strada più difficile. Quella che, rifiutando ogni compromesso con l’industria cinematografica, prevede di porsi un problema reale e di dargli (o non dargli) una soluzione meditata. Le domande che si pone Alex sono quelle che tanti si pongono. Ma lei ha l’handicap del doppio sesso che, a quanto pare, non è cosa che si possa decidere di tenersi senza andare incontro alla ghettizzazione o a problemi più drastici legati essenzialmente alla cattiveria del prossimo. Nessuno, in realtà, sarebbe mai disposto ad ammettere che chi nasce con questa configurazione genetica e non faccia alcunché per scegliere l’una o l’altra via possa essere non solo definito normale, ma neppure lontanamente ammesso a una vita sociale normale. Ecco perché a noi sembra che Lucia Puenzo non abbia fatto un film sul risveglio degli istinti, ma piuttosto su una diversità non cercata che per motivi estranei alla volontà della persona interessata trasforma una persona in un fenomeno da baraccone. Come dire che «XXY» non è un film su Alex (interpretata benissimo da un’esordiente, Inés Efron), ma su tutti noi che la guardiamo e, bene o male, la giudichiamo. Con lo stesso metro con il quale domani saremo a nostra volta giudicati.

XXY di Lucia Puenzo. Con Inés Efron, Valeria Bertuccelli, Ricardo Darìn, German Palacios, Carolina Pelereti. SPAGNA/FRANCIA/ARGENTINA 2007; Drammatico; Colore