Viva la libertà

I suoi film precedenti a «Viva la libertà» sono «Il manoscritto del principe», «Sotto falso nome» e «Viaggio segreto». Due volte su tre si tratta di storie cupe, con più di un elemento mutuato dal noir e una sorta di incompiutezza che li colloca comunque in un ambito di sperimentazione intellettuale senza una destinazione concreta. E ora, improvvisamente, arriva «Viva la libertà», tratto da un suo romanzo e legato molto strettamente al momento politico attuale, che intersecando elementi grotteschi, esistenziali, comici e ovviamente drammatici ottiene un quadro di imprevedibile concretezza nel quale chi vuole potrà tranquillamente riconoscersi. Non solo: se qualcuno avesse la capacità di trasformare la finzione in applicazione pratica, potrebbe addirittura ambire a risolvere qualche problema.

Enrico Oliveri, capo del partito d’opposizione, nell’imminenza delle elezioni scompare. Noi sappiamo che si è recato a Parigi, dove soggiornerà per un po’ dalla vecchia fiamma Danielle. Ma in Italia nessuno sa e collaboratori e amici temono la catastrofe politica. Il più stretto collaboratore, Andrea Bottini, ha un’idea dettata probabilmente dalla disperazione: far passare per Renato suo fratello Giovanni, recentemente dimesso da un manicomio e conosciuto come filosofo con lo pseudonimo di Giovanni Ernani. È evidente che le uscite ufficiali di Giovanni spiazzano tutti, nel senso che improvvisamente il partito d’opposizione ritrova il consenso popolare e sale vertiginosamente nei sondaggi. Da Parigi Enrico ringrazia. Poi torna…

Bisogna dire che il tema potrebbe non essere nuovo. A parte le commedie latine incentrate su una coppia di gemelli («Menaechmi» di Plauto, «Adelphoe» di Terenzio) o quelle di Shakespeare («La dodicesima notte»), esiste un film francese del 1979, diretto da Pierre Tchernia e disgraziatamente intitolato in Italia «Il vizietto dell’onorevole», nel quale l’onorevole Michel Serrault, minacciato di morte, si fa sostituire dal cugino (sempre Michel Serrault) che gli assomiglia come una goccia d’acqua. Andò, però, da bravo intellettuale trasporta il tutto su un piano ora brechtiano ora kafkiano arrivando alla fatale domanda: e ora come potrete essere sicuri di chi realmente vi stia di fronte? Nel mezzo, per correttezza di cronaca, bisogna dire che l’autore fa il possibile per complicarsi le cose, soprattutto seguendo Enrico nelle sue escursioni parigine fatte di nostalgia, digressioni, una vecchia fiamma e il desiderio di una vita normale che non fanno altro che allungare il ritmo del racconto con episodi tutt’altro che indispensabili. Dunque «Viva la libertà», anche nel sostenere che per salvare il nostro paese sarebbe molto utile una sana ventata di follia equivalente all’esposizione di verità evidenti, è tutt’altro che un film memorabile.

Cos’è dunque che lo rende imprevedibile e straordinariamente interessante? Una volta di più, la sorprendente (stavolta doppia) interpretazione di Toni Servillo, che forse continuerà a non varcare i confini nazionali ma che al loro interno ha davvero pochi rivali. La sua capacità di differenziare Enrico e Giovanni con uno sguardo, un battito di ciglia, una piega della bocca, in un certo senso riporta alla memoria il lavoro incredibile svolto da Jeremy Irons in «Inseparabili» di Cronenberg: due gemelli identici e diversissimi, ma impossibili da scambiare se non quando ciò dovesse rendersi necessario per le esigenze del racconto. Di fianco un equilibratissimo Valerio Mastandrea, collaboratore in ambasce. In un certo possiamo dire che, per quanto Andò sia in questo caso scrittore, sceneggiatore e regista, non è lui la carta vincente di un film che comunque fa riflettere e diverte a denti stretti. Come si dice a Hollywood, the winner is Toni Servillo.VIVA LA LIBERTÀ di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto, Gianrico Tedeschi. ITALIA 2013; Commedia; Colore