Una famiglia perfetta

Dire commedia non vuol dire sempre la stessa cosa. Ci sono quelle più volatili, quelle più problematiche, quelle più conformiste, quelle più amare, quelle più surreali e quelle più quel che volete voi. Insomma, c’è commedia e commedia. «Una famiglia perfetta» di Paolo Genovese, reduce dal doppio successo dei due «Immaturi» e da quello de «La banda dei Babbi Natale», illude per un po’ (addirittura per un bel po’) di situarsi interamente in una categoria superiore. Poi, grazie a un errore di valutazione e a una spiegazione di troppo, ci ricorda che siamo comunque nell’ambito della commedia «de noantri» e che se la spiegazione è pregressa allo svolgersi del racconto non era neanche intenzione di Genovese puntare troppo in alto. Se invece la spiegazione è tardiva, dovuta cioè a un ripensamento dell’ultima ora, bisogna concludere che un certo cinema italiano potrebbe avere ancora paura di volare troppo in alto e preferisce restare con i piedi per terra (che in questo caso non è un dato positivo). Nell’uno e nell’altro caso, tuttavia, bisogna riconoscere al film di Genovese una composizione accurata, un casting praticamente perfetto, una scrittura quasi sempre raffinata e abbastanza lontana dalle mode correnti e un valore esistenziale di un certo peso.

Vi si narra di Leone, un uomo solo con grande disponibilità economica, che sotto Natale ingaggia una compagnia di attori che dovranno impersonare (rispettando regole ferree) i familiari che non ha. Nel gioco (sempre che di un gioco si tratti) saranno presenti imprevisti, improvvisazioni, il coinvolgimento di un soggetto esterno del tutto inconsapevole e una immedesimazione tale da convincere qualcuno di essere veramente il personaggio che interpreta. A Natale passato, ognuno farà ritorno a casa. Anche Leone, che quella gran villa, proprio come gli attori, l’aveva affittata.

Lo scopo principale di Genovese è quello di indurre il pubblico a chiedersi continuamente quale sia la motivazione che spinge Leone a desiderare la presenza di una famiglia fittizia. Se da una parte echeggia il ricordo di Pirandello («Enrico IV») e di Ingmar Bergman («Il volto»), dall’altra aleggia su tutto il film lo spettro della solitudine, per vincere la quale una persona può anche essere disposta a pagare illudendosi di scacciare i fantasmi. Dalla vicenda, dunque, dovrebbe emergere uno spaccato impietoso di un certo vivere contemporaneo, dove cinismo, egoismo e falsi idoli prendono facilmente il posto dei valori veri. Nel continuo alternarsi di reale e fittizio, che a un certo punto finiscono per sovrapporsi, si dovrebbe respirare un’aria di smobilitazione dei sentimenti che chiunque, se adeguatamente ricompensato, è ben disposto a simulare con il massimo dell’impegno e dell’immedesimazione. Continuiamo ad usare il condizionale perché, a seguito di una spiegazione finale della quale nessuno sentiva il bisogno, sembra invece che il movente della recita non sia stato quello di rappresentare una realtà distante, ma semplicemente quello di rivedere una vecchia fiamma e di interrogarsi su come sarebbe stata la propria esistenza a fronte di una scelta di percorso differente. Al momento della spiegazione, insomma, Pirandello e Bergman si prendono a braccetto e di comune accordo decidono di svoltare alla prima traversa e di abbandonare un film che a loro non interessa più.

Certo, se partiamo dal presupposto che «Una famiglia perfetta» gravita nell’ambito della commedia ordinaria, bisogna riconoscere che è in grado di riservare qualche sorpresa. Ma, come sempre accade, preferiremmo mille volte un film che parte male e si riprende cammin facendo a uno che invece sbaglia a pochi metri dal traguardo. Di positivo c’è il contributo di tutto il cast: su tutti Sergio Castellitto, padrone di casa scorbutico e sovente enigmatico, Marco Giallini, capocomico preoccupato, e Ilaria Occhini, una nonna da incorniciare. Resta il fatto che Genovese ha perso un’occasione, dando l’impressione di essere venuto al mondo con la paura di crescere.UNA FAMIGLIA PERFETTAdi Paolo Genovese. Con Sergio Castellitto, Claudia Gerini, Marco Giallini, Cristiana Capotondi, Ilaria Occhini. ITALIA 2012; Commedia; Colore