Tutto quello che vuoi
Par di capire che a Francesco Bruni, sceneggiatore dei film di Paolo Virzì e del commissario Montalbano, interessino molto alcune tematiche riconducibili all’attualità. Ad esempio il rapporto tra generazioni diverse, quello dei figli con i genitori (in particolare col padre), la volontà di non chiudere strade in base a preconcetti e di lasciare una porta aperta alla speranza, l’appassionata, strenua difesa dei valori della cultura in un mondo che si dimostra più bravo a dimenticare che a ricordare.
Lo avevamo capito piuttosto bene dal suo esordio da regista con «Scialla!», un po’ meno dal secondo tentativo con «Noi 4». Alla terza prova da regista, però, Bruni torna a ribadire con forza le proprie convinzioni dimostrando, anche a costo di facilitazioni narrative e di un’ostinata ricerca di un lieto fine generalizzato non del tutto credibile, di tenerci molto. E, in virtù di questa passione che non ha proprio niente di insano, ci trova propensi a perdonargli qualche errore di percorso. Tutto quello che vuoi, che pure a «Scialla!» deve molto, potrebbe essere una favola che, come tutte le favole, è un modo come un altro di osservare la realtà.
Il ventiduenne Alessandro, trasteverino, perditempo, allergico allo studio e forse anche al lavoro, accetta dopo qualche resistenza di fare da accompagnatore all’ottantacinquenne Giorgio. Questi è un poeta vincitore di svariati premi che, pur mostrando di perdere qualche colpo, è ancora in grado di tenere testa alle nuove generazioni, di interessarle alla poesia e di metterle a parte di qualche segreto nascosto nelle pieghe della memoria. Ad esempio che, finita la guerra, ricevette da alcuni soldati americani un regalo di grande valore e che lo seppellì vicino a una croce nei dintorni di Pisa. La cosa interessa molto a tre amici di Alessandro, al punto da indurli a organizzare una gita per recuperare il tesoro. Nel frattempo, però, Alessandro ha cominciato a interessarsi veramente di Giorgio e non vorrebbe in alcun modo nuocergli.
Non possiamo rivelare quale sia il tesoro e quali effetti abbia su tutto il gruppo di amici. Di certo Bruni racconta la sua storia con semplicità senza preoccuparsi di ovvietà, luoghi comuni e aggiustamenti necessari a raggiungere l’obiettivo prefisso. Ma questi difetti sono azzerati da un’autentica passione per la vita e dalla convinzione che in tempi di ignoranza galoppante la poesia possa fare miracoli. Anche se a donarla è un vecchio giunto quasi al capolinea e a riceverla sono dei ragazzi di borgata il cui cambiamento, a uno sguardo superficiale, sembrerebbe proprio una missione impossibile.
E, come il professore di «Scialla!» riusciva a convincere il figlio a prendersi le proprie responsabilità usando un po’ di fortuna e gli strumenti della cultura classica, anche Giorgio, forse meno consapevole ma ricco di dignità e ostinatamente agguerrito, fa capire ad Alessandro che esiste un altro mondo diverso da quello che lui crede l’unico possibile e che con i sogni e con gli ideali si può costruire un’esistenza degna di essere vissuta. L’interazione tra i due personaggi è talmente utile e importante da far pensare che, in fondo, anche i ricordi di guerra che portano Giorgio a vedere i ragazzi vestiti da soldati e il repentino cambiamento dei tre amici in un finale anche troppo accomodante, siano un prezzo giusto da pagare per sostenere una verità di grande valore sociale e umano. E poi, lo sanno tutti che cambiare si può (e qualche volta si deve).
Nel ruolo di Giorgio il regista Giuliano Montaldo, encomiabile, che rappresenta anche un cinema d’impegno che sarebbe un peccato dimenticare. Di fronte alla sua esperienza, il talento naturale di Andrea Carpenzano, non esordiente ma di fresca nomina. E, alla base di tutto, il padre di Francesco Bruni che, malato di alzheimer, è la prima fonte d’ispirazione per la storia del film. Un gran lavoro di squadra.
TUTTO QUELLO CHE VUOI di Francesco Bruni. Con Giuliano Montalto, Andrea Carpenzano, Arturo Bruni, Donatella Finocchiaro, Antonio Gerardi. ITALIA 2017; Commedia; Colore.