Tutta l’Italia in una stanza: «BUONGIORNO, NOTTE»

DI FRANCESCO MININNILe polemiche di Marco Bellocchio, spesso viziate da un programmatico attacco ad ogni tipo di istituzione, questa volta, diremo senza esitazione a sorpresa, si fanno da parte per lasciare il posto a una riflessione serena, obiettiva, persino poetica, sull’Italia che è stata e su quella che verrà. «Buongiorno, notte» è spiazzante, soprattutto per chi si aspettava la solita ricostruzione arbitraria della vicenda di Aldo Moro ricca di verità non scritte e di attacchi al palazzo. L’idea alla base del film è, invece, vitale: per cercare di capire qualche perché, l’autore non ha esitato a raccontare una storia che, partendo da un avvenimento reale, non esita a immaginare persone e comportamenti che nella realtà non ci sono stati. Entrando nel covo delle Brigate Rosse dove Moro fu processato e condannato a morte, Bellocchio studia l’Italia dal di dentro quasi senza uscire dall’appartamento. E, seguendo il percorso interiore di Chiara con i suoi dubbi, le sue angosce, i suoi ripensamenti, non racconta la storia di un personaggio, ma di un paese intero.

Il bello del film non sta nella ricostruzione di ciò che è accaduto, ovvero di ciò che sappiamo già. E nemmeno in eventuali polemiche contro la Democrazia Cristiana che non fece alcunché per salvare il Presidente: anche questo lo sappiamo già. Il punto di vista è quello dei carcerieri, con le loro deliranti convinzioni e le loro magnifiche contraddizioni (un segno di croce prima di cena, il disperato bisogno di tornare persone normali, uno strano rispetto per l’odiato simbolo del potere da abbattere). E Chiara (interpretata da una bravissima Maya Sansa) sogna. Sogna di essere in un’altra vita, di poter accudire un bambino, di avere una casa e una famiglia, addirittura di narcotizzare i compagni per aiutare Aldo Moro a evadere dalla prigione. Chiara non sogna la pace universale, ma una tranquilla esistenza piccolo-borghese che lo zoccolo duro delle BR certamente non le perdonerebbe.

Bellocchio racconta tutto questo con uno stile sobrio, sottomesso all’importanza della riflessione, finalmente capace di esaminare un problema ideologicamente controverso con assoluta serenità. Chi proprio volesse dissezionare l’opera per ritrovarvi qualcosa delle polemiche si sempre, potrebbe trovare materiale in una scena grottesca e superficiale che ricorda il duello alla sciabola de «L’ora di religione»: la seduta spiritica in cui un medium interroga lo spirito di Bernardo per farsi rivelare il luogo della prigionia di Moro, scena nella quale (ironicamente?) compare tra gli astanti lo stesso Bellocchio. Ma è poco anche per chi, come noi, ha sempre trovato discutibili e preconcette le polemiche dell’autore e che stavolta si trova di fronte a un finale (Aldo Moro che, ad esecuzione avvenuta, è mostrato nell’atto di camminare in mezzo alla gente) toccante e sensato, a sigillo di un film che comunque non può lasciare indifferenti e che magari aiuta a capire il bene e il male di una stagione che forse non è così lontana come gli anni direbbero.

BUONGIORNO, NOTTE di Marco Bellocchio. Con Luigi Lo Cascio, Maya Sansa, Roberto Herlitzka.