TUTTA LA VITA DAVANTI

DI FRANCESCO MININNI

Nessuno potrebbe accusare Paolo Virzì di non occuparsi del mondo che lo circonda. Con l’eccezione di «N-Io e Napoleone», i suoi film, che siano i ragazzi livornesi di «Ovosodo» o Caterina che va in città, prendono evidentemente spunto dalla realtà italiana contemporanea. D’altronde, nessuno potrebbe negare che Virzì sia uno degli ultimi autori a nutrire un grande rispetto per la grande commedia all’italiana e, quando può (ovvero quasi sempre), a renderle omaggio tentando di riproporne modalità e caratteri. Forse è questo il problema, che un film come «Tutta la vita davanti» fa emergere con limpida chiarezza: Virzì è troppo intimamente commediante per poter essere un equilibrato osservatore del sociale.

La vicenda emblematica dei tempi in cui viviamo è quella di Marta, laureata in filosofia e cultrice di Heidegger, costretta per necessità a trovare lavoro nel call-center della Multiple Italia e a tentare di prendere appuntamenti con la potenziale clientela allo scopo di commercializzare un inutile elettrodomestico. Fuori orario, Marta fa la baby-sitter per una ragazza madre, Sonia, occupandosi della piccola Lara. Poi, siccome Marta ha capacità e tecnica, Daniela della Multiple la segnala al capo, Claudio Santarosa, che in realtà si avvale di lei per tutt’altra occupazione. Quando gli avvenimenti precipitano, Marta dovrà scegliere tra avere ed essere.

Certo, non si può dire che «Tutta la vita davanti» sia un film povero di argomentazioni. Anche troppe, in realtà. Abbiamo il precariato, la latitanza dei sindacati, la necessità di accettare un lavoro (qualunque sia), l’importanza di una cultura che impedisca al singolo di naufragare nel conformismo, la necessità della riscoperta di certi valori che sembrano ormai etichettati come «controcorrente», il cinismo e l’arrivismo, l’idealismo e la stupidità. Sicuramente non era tutto nel libro di Michela Murgia «Il mondo deve sapere», cui Virzì si è ispirato per il film. L’autore ci ha messo del suo: il boss Santarosa che scarica nel lavoro tutte le frustrazioni della vita privata, la capo telefonista Daniela che si illude con certezze inesistenti, il venditore Lucio 2 che passa dall’esaltazione alla depressione alla disperazione in un crescendo di toni alti, la povera Sonia che perde il posto e si ritrova sul marciapiede, il sindacalista Giorgio (soprannominato Tapiro de coccio) che cerca a giorni alterni di rendersi utile o di trovare un posto nella vita. Tutto questo narrato senza mezzitoni, con frequenti sottolineature che portano il tutto verso la caricatura, il melodramma o il bozzetto dove invece sarebbe stata necessaria una bilancia di precisione per evitare scompensi narrativi e tematici. Si arriva, insomma, alla conclusione con un’idea ben precisa delle intenzioni sociali e psicologiche di Virzì e di cosa invece la sua passione per la commedia lo abbia portato a realizzare. In pratica, un film di grande interesse parzialmente compromesso dalle scelte espressive. In questo senso, è significativa la resa degli attori: Isabella Ragonese (Marta) e Micaela Ramazzotti (Sonia) padrone dei personaggi, convincenti e addirittura commoventi nella loro capacità di vivere la vicenda. Sabrina Ferilli (Daniela) e Massimo Ghini (Santarosa) confinati in macchiette penalizzanti. Elio Germano (Lucio 2) a mezza strada, tenuto a galla dalla sua straordinaria capacità introspettiva. A questo punto, ci manca soltanto di sapere cosa Virzì vorrà fare da grande.

TUTTA LA VITA DAVANTI di Paolo Virzì. Con Isabella Ragonese, Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Elio Germano, Sabrina Ferilli. ITALIA 2008; Commedia; Colore