«TROY»

DI FRANCESCO MININNI«Omero è il Wolfgang Petersen dell’antichità». La frase storica, pronunciata da Brad Pitt, non può neppure invocare l’attenuante dell’umorismo involontario. Ci fa capire, invece, quale possa essere lo spessore culturale delle persone che hanno lavorato a «Troy» e che, invece di limitarsi a una rilettura dell’«Iliade», hanno preteso addirittura di riscriverla per adattarla alla macchina spettacolare hollywoodiana. Se è vero che fu un tedesco, Schliemann, a riportare alla luce le rovine di Troia, non vorremmo che fosse un altro tedesco, Petersen, a riaffossarla definitivamente. Intendiamoci: non è che i piccoli kolossal italiani con Steve Reeves o Reg Park fossero dei libri di storia. Ma di certo non pretendevano mai di dire una parola definitiva su alcunché e si affidavano a fantasia, spacconate, ironia, giochi d’infanzia e balle colossali per inventare un passato mai esistito e per fare il verso ai filmoni d’oltreoceano che, invece, si prendevano sempre terribilmente sul serio. E le cose non sono cambiate. Sembra proprio che Petersen e lo sceneggiatore David Benioff (non uno qualunque, se è vero che ha firmato anche la sceneggiatura de «La 25ma ora» di Spike Lee) abbiano pensato di dover raccontare una storia vera, ovverosia la cronaca di uno dei tanti attacchi imperialistici che punteggiano la storia dell’umanità, privandola di quella piccola componente essenziale che fa di Omero uno dei grandi di sempre: il mito.

Si noterà che in «Troy» si parla spesso di Zeus, di Apollo, di Marte (facendo un’allegra confusione tra nomi greci e nomi latini) senza che mai l’intervento degli dèi sia mostrato come tale. Manca Cassandra, che annunciava le disgrazie e per questo era ritenuta pazza. Manca Laocoonte, che mise in guardia i troiani dal cavallo di legno e per questo fu ucciso da un serpente marino inviato da Poseidone. Paride uccide Achille colpendolo con una freccia nel tallone vulnerabile: ma nessuno ci ha detto alcunché del perché Achille fosse vulnerabile proprio in quel punto del corpo. Diciamo la verità: si finisce per rimpiangere un filmetto come «Scontro di titani» di Desmond Davis, nel quale gli dèi giocavano con gli esseri umani come pedine su una scacchiera. E si rimpiange, soprattutto, un regista come Sergio Leone, l’unico che avrebbe saputo dare vita agli eroi di Omero trasmettendo tutta la forza epica e il pathos drammatico che l’occasione richiedeva.

Petersen, invece, è soltanto un esecutore che sa gestire un budget multimiliardario e costruire un film che, comunque vada, sarà un successo. Senza problemi di stile, senza domande impegnative, senza alcuna profondità. «Troy» segna l’ennesimo trionfo commerciale di un’industria cui le individualità di spicco danno fastidio: meglio icone senza carattere che il pubblico riconosce e che per questo sono rassicuranti. Anche a costo di uccidere il buon senso e la fantasia.

Certo, non tutto in «Troy» è da buttare. Peter O’Toole, nei panni di Priamo, dà ancora lezioni di stile. Sean Bean è un Ulisse che riesce a ritagliarsi uno spazio autonomo. Perfino Eric Bana sa dare dignità a Ettore. Ma Brad Pitt, muscolare e inespressivo, trasforma Achille in un macho da prima pagina (il che vuol dire che comunque la prima pagina sarà sua). E Orlando Bloom, lo sciagurato Paride, dovrebbe tenersi alla larga dai kolossal di qualunque genere se vuole veramente darci un’idea delle sue reali possibilità espressive. Senza contare che è proprio sua la pensata più geniale del film quando, indicando ai troiani in fuga il passaggio segreto, ferma un giovane per affidargli la spada che farà sopravvivere lo spirito di Troia. «Come ti chiami?» gli chiede. E lui risponde: «Enea». «Bene, Enea: prendi questa spada». Ricordate che Enea era cugino di Ettore? E se era cugino di Ettore, era cugino anche di Paride. E se era cugino di Paride, beh, forse si conoscevano già.Il problema è che, passata la guerra di Troia, ci attendono il Re Artù di Antoine Fuqua, le crociate di Ridley Scott e l’Alessandro Magno di Oliver Stone. Fortunata quella terra che non ha bisogno d’eroi.

TROY di Wolfgang Petersen. Con Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom, Diane Kruger, Peter O’Toole. USA 2004; Avventura; Colore

Il sito italiano del film

Il ritorno degli Eroi