Troppa grazia
Gianni Zanasi, attento narratore del presente, non ha mai presentato nei lavori precedenti (Nella mischia, A domani, Non pensarci, La felicità è un sistema complesso) precisi riferimenti spirituali o tanto meno ultraterreni. Problematiche familiari, analisi del mondo del lavoro, una vena surreale marcata, una sorta di ottimismo di fondo che lo porta a guardare al domani con una certa positività. Ma spiritualità zero. Ci si chiede quindi come debbano interpretarsi le apparizioni mariane che, un po’ sul serio un po’ per celia (sia pur innocente), sono al centro del suo ultimo film Troppa grazia. Se cioè l’idea riveli un sincero anelito all’aiuto dall’alto oppure se si tratti soltanto di un espediente (in un certo senso psicanalitico) che deve condurre la protagonista Lucia a un processo di autocoscienza, di rigore morale e di proficua discesa nei meandri della memoria. Diversi indizi farebbero propendere per la seconda strada.
Lucia, geometra specializzata in rilevamenti catastali e nota per la sua maniacale pignoleria, vive tante problematiche del presente. Ha una figlia, Rosa, da un amore finito da tempo, una storia appena finita con Arturo, una obiettiva difficoltà ad arrivare alla fine del mese con i frutti del proprio lavoro. Accetta volentieri, quindi, l’offerta del sindaco Paolo che le commissiona un rilevamento a tempo di record su un terreno che sta per trasformarsi in un complesso immobiliare a cinque stelle. Ma le cose non vanno: Lucia si rende conto che tutte le mappe precedenti sono piene di errori (alcuni piccoli, alcuni grandi) e che su quel terreno c’è proprio qualcosa che non va e che dovrebbe indurla a indagini più approfondite. In più ci si mette la Madonna, che le appare durante i lavori e che le intima di dire «agli uomini» che in quel luogo va edificata una chiesa. Lucia non crede, ma deve prendere atto che la Madonna si fa vedere solo da lei. E che questo potrebbe portarla a gravi scompensi psichici.
Innanzitutto parliamo della Madonna. Hadas Yaron è un’attrice israeliana che dà a Maria precise caratteristiche somatiche mediorientali che portano Lucia a pensare che si tratti di una profuga. Poi non è un campione di dolcezza. Consapevole che Lucia ha bisogno di una forte scossa, non esita a prenderla per i capelli, a sbatterla al muro e, in un certo senso, ad accettare lo scontro fisico. Quindi Zanasi si tiene a distanza dall’iconografia tradizionale e presenta questa Madonna come esecutrice di una vera e propria terapia d’urto senza la quale non si otterrebbero i risultati voluti. Contemporaneamente, però, ne ammette la presenza e quindi l’influenza sull’essere umano. Sia su quello cui appare sia su quelli che ne subiscono le conseguenze. Viene da pensare a Un’impresa da Dio nel quale l’altissimo chiede a Evan di costruire una nuova arca a costo di essere preso per pazzo. Mettiamoci anche che uno dei segni inviati dalla Madonna è un’improvvisa fuoruscita di acqua che allaga le strade del paese ed avremo un quadro abbastanza preciso.
In realtà lo scopo di Zanasi è quello di portare Lucia a recuperare le radici della propria esistenza sballottata e, nelle pieghe della memoria, a riscoprire le vere ragioni per cui su quel terreno è opportuno non costruirci proprio niente. Ci teniamo pertanto il dubbio su una Madonna troppo terrena e unidirezionale. Ma, allo stesso tempo, di Troppa grazia si apprezzano la scrittura, la brillantezza dei dialoghi, l’efficacia di alcuni scontri sia dialettici che fisici e la sincera aspirazione a un mondo che sia un po’ migliore di quello in cui scelte diverse lo avrebbero trasformato. Alba Rohrwacher, con il suo perenne equilibrio tra dolcezza e durezza, è l’interprete ideale per Lucia. Tutti gli altri, da Elio Germano a Giuseppe Battiston, hanno minor peso ma sono al posto giusto. Teco Celio, padre di Lucia e jazzista sottostimato, è il creativo sognatore. E Hadas Yaron, che sia o meno la Madonna, serve allo scopo.
TROPPA GRAZIA di Gianni Zanasi. Con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Hadas Yaron, Giuseppe Battistoni, Carlotta Natoli, Teco Celio. ITALIA/SPAGNA/GRECIA 2018; Commedia; Colore.