THE TREE OF LIFE

DI FRANCESCO MININNI

Probabilmente ambisce a una fama di oggetto misterioso che dovrebbe affiancare e superare quella di Stanley Kubrick. Terrence Malick, nato nell’Illinois nel 1943, è parco di film, irraggiungibile, inavvicinabile, non intervistabile, probabilmente con tutte le caratteristiche dell’eremita intellettuale e anche materiale. Studioso di Kierkegaard, traduttore di Heidegger, appassionato di Spinoza, il che già dovrebbe bastare per dargli una caratura culturale superiore alla media e abissi di esistenzialismo che difficilmente dovrebbero comprendere l’eventualità di soluzioni positive a breve scadenza, Malick si ripresenta, a sei anni di distanza da «The New World», con «The Tree of Life» e fa capire con pochi rapidi tocchi che il viaggio non sarà né facile né riposante.

Si comincia con una citazione dal libro di Giobbe: «Dov’eri quando io mettevo le basi della Terra? Chi fissò le sue proporzioni… chi pose la sua pietra angolare, mentre… plaudivano tutti i figli di Dio?». Da qui ci trasferiamo in Texas, dove Mr. e Mrs. O’Brien hanno un figlio. Una nascita, una nuova vita, la gioia per la concretizzazione di un amore. Poi la famiglia cresce e, di punto in bianco, arriva la notizia della morte di un figlio diciannovenne. Il racconto procede per salti temporali senza permettere allo spettatore di adagiarsi su alcuna sicurezza. Ma ancora non basta. Mentre i personaggi, padre, madre e fratelli, fuori campo parlano con Dio, esponendo ciascuno le proprie ragioni, improvvisamente ci ritroviamo, grazie a una serie di immagini che vanno da eventi naturali alle vetrate di una cattedrale, in una fantasmagorica cosmogonia che dovrebbe suggerirci appunto la creazione del mondo: acqua, aria, terra e fuoco si rincorrono, si accavallano, si mischiano, esplodono e poi si placano.

C’è anche un dinosauro (padre?) che insegue un piccolo dinosauro (figlio?). Non c’è che dire: punta in alto Malick, azzardando addirittura un allineamento di pianeti che a chi ha buona memoria non potrà non ricordare l’analogo evento di «2001: Odissea nello spazio». È passata mezz’ora e Malick ha obiettivamente fatto il possibile perché un pubblico abituato a certezze e rassicurazioni abbandonasse la sala chiedendosi cosa mai significhi quello che fin lì ha visto. Ma naturalmente c’è chi resta e, restando, si pone domande.

Il dato letterale è che la famiglia O’Brien, collocata non a caso negli anni Cinquanta nel Midwest (gli anni dei melodrammi di Douglas Sirk e delle commedie zuccherose di Walt Disney), rappresenta qualcosa di più di una famiglia con forti contrasti di carattere tra il padre e la madre e con un figlio, Jack, che crescerà con una ferita aperta difficilmente rimarginabile avvertendo dentro di sé il tumulto dovuto al conflitto interiore tra le due componenti. Rappresenta, a tutti gli effetti, una sorta di requiem al cosiddetto sogno americano, che proprio in quegli anni prendeva forma diffondendosi con colori pastello in tutto il mondo. E rappresenta anche una lunga, estenuante seduta di autoanalisi mediante la quale Malick mette il pubblico a parte dei propri problemi familiari, un fardello che a quanto pare è ancora molto pesante e non facile da portare.

In tutto questo, Dio sta in alto, ascolta e interviene soltanto per togliere qualcosa, per sottrarre amore, per rendere l’abisso ancora più incolmabile. È veramente difficile inquadrare Malick in qualche tendenza di pensiero o in qualsivoglia parvenza di fede o credenza. Di sicuro il disadattamento di Jack adulto e il riunirsi della famiglia in un luogo apparentemente desertico nel quale qualcuno potrà ritrovare il sorriso fa capire due cose: che l’impeto poetico e visionario dell’autore è secondo soltanto alla presunzione del «Soltanto io avrei potuto fare un film così», ma che comunque il viaggio di “The Tree of Life” vale la pena di essere fatto. Sentirlo raccontare da altri non potrebbe mai restituire la ricchezza compositiva e le profondità psicologiche, esistenziali e persino spirituali che lo rendono, a tutti gli effetti, qualcosa di unico.

THE TREE OF LIFE (Id.) di Terrence Malick. Con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Joanna Going, Hunter McCracken, Fiona Shaw. USA 2011; Drammatico; Colore