THE SOCIAL NETWORK

DI FRANCESCO MININNI

Tutti sanno cos’è Facebook, probabilmente molti più di quanti sappiano cosa sia la «Divina Commedia». Apparentemente un network nel quale ci si può iscrivere liberamente inserendo foto e dati personali, accettando o rifiutando chi si propone come amico, quindi andando a curiosare nelle vite degli altri e lasciando che gli altri curiosino nella propria. In realtà, invece, Facebook è un altro importante passo verso l’indebolimento dei rapporti umani, la pigrizia del contatto reale invece che virtuale, la spersonalizzazione del significato della parola amicizia. «The Social Network» di David Fincher, che intelligentemente evita la trappola della commedia giovanilistica, del buonismo e del mito, ci racconta come sia tutto cominciato per gioco e sia durato come tale fino al momento in cui Facebook è diventato un affare di miliardi.

Mark Zuckerberg, studente di Harvard, ha seri problemi di socializzazione. Allo stesso tempo, però, è una sorta di genio del computer e, un po’ di testa propria un po’ ispirato dai fratelli Winklewoss, inventa «The Facebook» dove, pescando negli archivi fotografici dell’università, permette a chiunque di accedere alla notizia o al gossip, votare la compagna di corso più bella e sentirsi parte di una sorta di grande amicizia. Il network ha un successo strepitoso e Mark diventa improvvisamente quello di cui tutti parlano. Ma non necessariamente quello che tutti amano, soprattutto quando Facebook decolla verso gli sponsor, gli investitori e i contratti milionari. Prima i Winklewoss, poi l’amico e cofondatore del network Eduardo Severin, estromesso dopo l’ingresso in società di Sean Parker, gli faranno causa. Come la storia insegna, i Winklewoss saranno tacitati a suon di milioni e Severin avrà un indennizzo (dall’entità sconosciuta) e la possibilità di vedere il suo nome reintegrato nei crediti del network. Mark Zuckerberg, dal canto suo, è a tutt’oggi il miliardario più giovane della storia.

Giovandosi di una notevole sceneggiatura di Aaron Sorkin, desunta da un libro di Ben Mezrich, David Fincher recupera molto terreno perduto dopo il gran risultato di «Seven». «The Social Network», che tra le altre cose sfoggia un titolo profondamente ironico e inquietante, riesce a coniugare le esigenze storiche, quelle umane e quelle sociali restituendoci un quadro straordinariamente impressionante dell’epoca in cui viviamo. Già, perché anche se Facebook sembra ormai esistere da sempre, in realtà risale appena al 2004 ed è in tutto e per tutto storia d’oggi. Dalla sapiente costruzione a flashback incastonati nel processo, Fincher e Sorkin riescono a farci capire benissimo alcune cose: che non è affatto un caso se Facebook è stato creato da un personaggio sostanzialmente asociale; che la moda e la morte, come diceva Giacomo Leopardi, sono sempre più sorelle; che una goliardata di talento si è progressivamente trasformata in un affare di miliardi e che in quello stesso momento non ci sono stati più amicizie, sentimenti, rancori o ideali, ma soltanto soldi. E, così facendo, gli autori si sono guardati bene dall’esprimere preferenze, simpatie o anche soltanto mitizzazioni: si sono tenuti per quanto possibile nel solco della storia e della vita vissuta riuscendo nel difficile compito, partendo dal passato prossimo e dal presente, ad aprire una finestra sul futuro. Un futuro, a quanto pare, molto freddo e impersonale dove l’avere conterà sempre più dell’essere e dove nessuno scriverà più lettere ma solo e-mail e dove non ci sarà più bisogno di uscire di casa per trovare un amico.

Questo, naturalmente, porta alla conclusione che per essere amici basterà iscriversi a Facebook ed essere accettati da qualcuno, o a nostra volta accettare qualcun altro. Tutto questo, invece di indurci a plaudire al genio di Zuckerberg, finisce per farci paura. E Fincher, in realtà, non fa niente per rassicurarci o indurci a pensare ad altro: punta il dito contro una società che si rivela terreno molto fertile per queste escalation e, pur ammettendo di non essere su Facebook, non può che convenire sul fatto che 500.000.000 di iscritti sono un numero sul quale riflettere attentamente. Molto attentamente, prima che gli ultracorpi tornino a prendere il sopravvento.

THE SOCIAL NETWORK (Id.) di David Fincher. Con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Brenda Song, Rooney Mara. USA 2010; Drammatico; Colore