«THE JACKET»

DI FRANCESCO MININNINon è facile tenere dietro alla storia del soldato Jack, che per una serie di circostanze sembra aver maturato la capacità di andare avanti nel tempo. Intanto si è portati a chiedersi se ciò che è narrato da John Maybury in «The Jacket» sia una successione di eventi reali o soltanto le fantasticherie di un pazzo. In fondo Jack, durante la prima guerra del Golfo, è stato colpito alla testa da una pallottola e dato per morto. Che poi abbia dato inaspettati segni di vita e, pur senza una parte di memoria, sia tornato a un’esistenza quasi normale, beh, potrebbe essere un trucco del regista per metterci fuori strada. Ma andiamo avanti: ritroviamo Jack nel Vermont dove, facendo affidamento sulla propria buona stella, chiede un passaggio e si ritrova sull’auto di un killer che, alla prima occasione, uccide un poliziotto. Qui Jack è colpito per la seconda volta da un proiettile, dopodiché, accusato di omicidio, si ritrova nel manicomio criminale del dottor Becker ed è sottoposto a una terapia a base di camicie di forza, medicinali più o meno consentiti e soprattutto la reclusione in un loculo buio per periodi che variano dalle tre ore a una notte intera. Qui Jack comincia a «viaggiare», prima con angoscia e agitazione, poi con sempre maggiore consapevolezza. Saltando dal 1992 al 2007 avrà modo di sapere molte cose: che la bambina conosciuta nel ’92 è diventata una cameriera triste che sente la mancanza della madre, che una dottoressa ha seguito i suoi consigli ed ha guarito un bambino difficile, che tornando nel 1992 morirà di lì a poche ore. Jack sa che non può cambiare la propria storia, ma sa anche che può fare qualcosa per cambiare in meglio la vita di qualcun altro.

Chi ricorda quel film insolito, straordinario e magico diretto da George Roy Hill e intitolato «Mattatoio 5» ne troverà tracce inequivocabili in «The Jacket»: un trauma di guerra, la capacità di passare dal passato al futuro, la volontà di crearsi un universo «altro» dove trovare rifugio e saldare qualche conto. Ma, mentre Bill Pilgrim sceglieva di trasferirsi sul lontano pianeta di Tralfamador, Jack (un Adrien Brody molto intenso ancorché condannato ad ogni tipo di sofferenze) pensa più in grande: per dare un senso alla propria vita e alla propria morte rincorre disperatamente il sogno di una speranza che si concretizza nel semplice desiderio di fare del bene al prossimo. Così il soldato Jack, al di là dei virtuosismi della regia di Maybury e della sicurezza spettacolare di un meccanismo a incastro che forse non si svela del tutto neanche alla fine, diventa nel suo piccolo un operatore di pace e un portatore d’amore. È per questo che preferiamo pensare a «The Jacket» (che può essere una camicia di forza o un rivestimento isolante, cioè il loculo) come a un’eventualità possibile e non soltanto alla brillante fantasia di un qualunque creativo. Perché se ci togliete la speranza non resta proprio niente.

THE JACKET (Id.) di John Maybury. Con Adrien Brody, Keira Knightley, Kris Kristofferson. Usa 2004; Drammatico; Colore