The Escape

Se The Escape di Dominic Savage fosse stato un film a tesi sul ruolo della donna, sull’indifferenza dell’uomo, sulla ricerca di una realizzazione individuale, probabilmente ce ne saremmo accorti quasi subito. Dalla modalità della rappresentazione, dall’attento dosaggio degli elementi drammatici, da qualche esplosione di violenza di qualunque tipo (e ce l’aspettiamo nel corso del film) che serva da movente pratico di una fuga verso la libertà. Insomma, avremmo avuto il solito film su una crisi di coppia dove, abitualmente, è già evidente la ripartizione delle colpe e soprattutto si sa fin da subito chi sia la vittima. Fortunatamente, invece, il film è una sorta di work in progress con notevole spazio per l’improvvisazione degli attori. I ruoli non sono così schematici e predefiniti. La rappresentazione di quella che a tutti gli effetti è una depressione non procede per frasi fatte o luoghi comuni, ma permette al pubblico di seguire passo passo il percorso di Tara verso una serie di stimoli, decisioni, azioni che dovrebbero aiutarla a giungere a una conclusione. A ben guardare, The Escape non è strettamente la storia di una crisi coniugale, ma piuttosto un monologo interiore che mette in guardia dalla trappola dell’abitudine. E chi è abitudinario lo sa: l’abitudine è tanto rassicurante quanto capace di spegnere la scintilla, la passione, la fantasia. Quindi l’amore.

Tara e Mark vivono alla periferia di Londra. Hanno due figli ancora piccoli. Lui lavora con successo e guadagna abbastanza da mantenere la famiglia. Lei ha le sue occupazioni quotidiane: preparare la colazione, accompagnare i figli a scuola, sistemare la casa, al massimo sognare. E Mark, che è seriamente convinto di vivere una vita felice, non riesce a capire quanti pensieri le affollino la mente, quale e quanta sia la sua insoddisfazione, perché mai Tara non dovrebbe essere felice. E così tutto procede tra qualche pianto, una pronta consolazione, sesso coniugale del tutto privo di coinvolgimento o fantasia, finché Tara, che evidentemente non sa leggersi dentro fino in fondo, decide di andare a Parigi mollando tutto. E Mark (un po’ come Ted in Kramer contro Kramer) continua a non capire. Tara, invece, capirà qualcosa: che il grande amore forse è letteratura e che anche a Parigi ci sono uomini pronti a mentire pur di fare una conquista. Tornerà da Mark e dai figli, ma è molto probabile che i suoi dubbi l’accompagneranno per molto tempo ancora.

Il dato tecnico più appariscente in The Escape è la mancanza di profondità di campo nelle scene in cui Tara è in mezzo alla gente. Ovvero, Tara è a fuoco, tutto il resto del mondo sfuocato. Ciò corrisponde evidentemente a uno stato d’animo che, escludendo l’egoismo, si riconduce alla ricerca di un posto in cui stare per sentirsi davvero bene.

Per Tara, che non sa esattamente quali siano le proprie aspirazioni ma si affida a fascinazioni occasionali, la vita abitudinaria della casalinga è molto simile a una prigione, più precisamente a una stanza chiusa e senz’aria. Da qui la necessità di un rimedio che, a quanto pare, non può essere la comprensione del coniuge o l’amore dei e per i figli. A questo punto la fuga a Parigi sa molto di romanticismo d’archivio. E in effetti è proprio così, perché Savage ha la necessità di far capire, a Tara e al pubblico, che il problema ha radici più profonde e che non si può risolvere con una capatina al Louvre, a Montmartre o agli Champs Élysées. Non è un caso se l’immagine finale è la stessa iniziale: Tara esce di casa, entra in un parco, vede o sente qualcosa che la fa fermare di scatto con un’aria smarrita. Londra o Parigi, i problemi sono lontani dall’essere risolti.

Molto importante il contributo al film di Gemma Arterton, che sostiene una lunga serie di primi piani senza perdere un colpo. E Dominic Cooper, il fidanzato di Sophie in Mamma mia!, riesce a tratteggiare Mark con la giusta dose di dubbio sfuggendo alla trappola del colpevole per forza. Alla fine ne esce un ritratto di vita familiare complesso e sfumato che riesce a non dare niente per scontato.

THE ESCAPE (id.) di Dominic Savage. Con Gemma Arterton, Dominic Cooper, Jalil Lespert, Marthe Keller, Frances Barber. GRAN BRETAGNA/BELGIO 2017; Drammatico; Colore.