The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca
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Altrimenti non ci si potrebbe spiegare il passaggio da «Precious» a «The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca» e toccherebbe concludere che un indipendente cui venga affidato un cast composto da Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Cuba Gooding jr., Mariah Carey e Lenny Kravitz (i neri) e da Liev Schreiber, John Cusack, Jane Fonda, Alan Rickman, Robin Williams, James Marsden e Vanessa Redgrave (i bianchi) fa molto presto a trasformarsi in un uomo di spettacolo integrato e rispettoso di certe regole. Sulla carta l’idea è buona: raccontare l’evoluzione (o meno) dell’America sui problemi razziali dal punto di vista di un maggiordomo di colore impiegato per trentaquattro anni, dal 1952 al 1986, alla Casa Bianca che vedrà l’avvicendarsi di otto Presidenti da Truman a Reagan.
Cecil Gaines (Eugene Allen nella realtà) assiste alla morte del padre e alla quieta follia della madre in una piantagione di cotone della Georgia. Dopodiché, divenuto «negro di casa», impara ad essere un bravo maggiordomo e, arrivato a Washington con la moglie e i due figli, è assunto alla Casa Bianca che rimarrà per lui un imprescindibile punto di riferimento a dispetto del figlio Louis che si affilia alle Black Panthers e dell’altro figlio Charlie che morirà in Vietnam. E indubbiamente Cecil conserverà una propria profonda dignità superando a testa alta i difficili passaggi temporali e persino epocali. Gli resteranno l’apprezzamento del Presidente Obama e una cravatta di John Fitzgerald Kennedy, dono della first lady Jacqueline.