Sul calendario per beneficenza: «CALENDAR GIRLS»
Vorremmo innanzitutto spendere due parole sulla sostanza del film. Lungi da noi tessere gli elogi del cosiddetto «nudo artistico» nell’accezione contemporanea: ma le «ragazze-calendario» raccontate da Nigel Cole sono simpatiche, vitali, energiche e soprattutto sorrette da innocenza e purezza che, per una volta, il miraggio del successo e l’ingranaggio dello show-business non riescono ad annullare. «Calendar Girls», che a quanto pare trae spunto da una storia vera, ci trova ben disposti e persino consenzienti. Mentre «Full Monty» era strettamente connesso con l’attualità sociale e politica dell’Inghilterra della signora Thatcher, «Calendar Girls» preferisce indagare nel privato delle protagoniste per ottenere un quadro finale che, uscendo dai confini inglesi, possa essere applicato a buona parte del mondo capitalista. Con episodi appena sfiorati e non approfonditi, con un che di prevedibile, con qualche problema di ritmo che soprattutto nella seconda parte allunga inutilmente i tempi del racconto, il film riesce tuttavia a divertire prima e a far pensare dopo, avendo il non trascurabile pregio di riuscire ad allargare l’umorismo britannico a un livello di comprensione universale.
È inutile dire che il contributo delle protagoniste è fondamentale per la riuscita del film. Helen Mirren («Excalibur») e Julie Walters («Billy Elliot») sono le più conosciute, ma si farebbe un torto a tutte le altre non invocando la nomination di gruppo. E fateci caso: qualunque sia l’età che hanno, sembrano tutte bellissime.
CALENDAR GIRLS (Id.) di Nigel Cole. Con Helen Mirren, Julie Walters, Penelope Wilton, Ciaran Hinds. GB 2003; Commedia; Colore