«STAR WARS EPISODIO III – LA VENDETTA DEI SITH»

DI FRANCESCO MININNIE ora l’uomo delle stelle dovrebbe proprio tornare sulla Terra. In primo luogo per avere il coraggio, dopo ventotto anni di impero galattico, di mettere la parola fine. In secondo luogo perché nel terzo episodio di «Star Wars», «La vendetta dei Sith», si avverte la mano di un regista che ne «La minaccia fantasma» e «L’attacco dei cloni» sembrava definitivamente sottomessa all’impero del computer. Invece George Lucas c’è ancora. E, pur essendo più ricco di molti miliardi e sovente più simile a un grande uomo d’affari che a un autore di cinema, deve dimostrare di essere ancora capace di fare un cinema che non sia né alta tecnologia né calcolo commerciale.

Il grande rischio de «La vendetta dei Sith» si nascondeva nel fatto che, dovendo Lucas tirare tutte le fila del racconto e quindi per forza di cose privilegiare l’introspezione di alcuni personaggi rispetto all’azione pura, gli sarebbe potuto sembrare più facile scendere a qualche compromesso per non scontentare un pubblico ormai troppo abituato alle guerre stellari. E invece Lucas ha scelto la via giusta: a parte una battaglia iniziale per far sussurrare «Ci risiamo» a qualche pessimista, si è concentrato quasi esclusivamente sul vero punto focale dell’intera saga. Ancora non sapevamo, infatti, come Anakin Skywalker avesse abbracciato il lato oscuro della Forza trasformandosi nell’uomo nero del futuro, Darth Vader (non vi dispiace se non lo chiamiamo Lord Fener, giusto?).

Ebbene, questo delicato passaggio, che avrebbe potuto rovinare anni di lavoro per fretta o superficialità, è invece il punto di forza del film. Con la sfiducia dei Jedi, l’apprensione per la salute dell’amata Amidala e il sottile lavoro psicologico del malvagio Darth Sidious, Lucas trasforma Anakin in una eccellente immagine dei rischi cui va incontro qualunque uomo (anche il più virtuoso) quando è lasciato solo. Alla luce di questo, il momento del passaggio di Anakin dalla parte del male, il duello tra Anakin e Obi-Wan Kenobi sulla lava e soprattutto il notevole montaggio incrociato tra il parto gemellare di Amidala e l’assemblaggio/nascita di Darth Vader hanno un’intensità drammatica che va ben oltre le astronavi, i robot e le creature mostruose. Dovevamo aspettare ventotto anni per capire che il fine ultimo di George Lucas era quello, diciamo pure biblico, di raccontare l’eterna lotta tra il Bene e il Male. Non solo: di far capire come ogni male, anche il più nero e profondo, sia comunque destinato a lavorare perché il bene trionfi.

E dunque, in considerazione di questo, della strepitosa intensità visiva, di un computer presente ma non ingombrante come in altre occasioni, della volontà di far tornare i conti in un mondo in cui l’ordine cronologico è un ricordo del passato, noi, che non siamo mai stati appassionati né delle guerre stellari né dell’impero galattico né degli Ewoks né della discendenza Skywalker, ammettiamo che George Lucas ha saputo farsi perdonare. A patto che «Star Wars» finisca qui. Per davvero.

STAR WARS EPISODIO III – LA VENDETTA DEI SITH (Star Wars Episode Three – The Revenge of the Sith) di George Lucas. Con Ewan McGregor, Hayden Christensen, Natalie Portman. USA 2005; Fantastico; Colore