«SIDEWAYS»

DI FRANCESCO MININNILa commedia sofisticata era quel genere in cui tutto, anche le cattiverie e i tradimenti, assumevano un aspetto raffinato con grande uso di glamour. Oggi, preso atto del fatto che una simile strada non è più percorribile, a Hollywood hanno deciso che si poteva intingere la penna nel calamaio del realismo e mostrare le cose per quel che sono. Ciò ha portato a un pericolo: che in una struttura tutto sommato tradizionale si inserissero episodi espliciti tali da risultare o stonati o strumentali.

Anche un film sensato e ben sceneggiato come «Sideways» di Alexander Payne non evita il rischio. Da una parte c’è un’ambientazione insolita come le aziende vinicole californiane, un personaggio complesso come Miles (Paul Giamatti) scrittore fallito e marito abbandonato, un percorso umano ed esistenziale che lo porta a riconsiderare la propria esistenza e a fare una scelta per una volta intelligente. Dall’altra, però, c’è un trauma scatenante che dovrebbe far riflettere Miles e indurlo a una specie di esame di coscienza.

Il trauma si chiama Jack (Thomas Haden Church), suo amico da sempre, attore di secondo piano e soprattutto donnaiolo impenitente. Il giro delle aziende vinicole, in realtà, è per Jack una specie di addio al celibato, almeno finché Miles non si rende conto che all’amico è proprio impossibile smettere di correre dietro alle donne facendo promesse e comportandosi da perfetto imbecille. La conclusione di tutto questo è: forse Jack si sposerà con la donna che lo aspetta a casa, ma sicuramente Miles deciderà di tornare dalla donna conosciuta durante il viaggio per dare un senso alla propria vita.

«Sideways» è intelligente e abbastanza originale. Il personaggio di Jack, però, non regge quello di Miles e dà la netta impressione di una costruzione per eccesso in modo da giustificare la scelta finale dell’amico. Così, mentre il rapporto tra Miles e la sua donna ha toni contenuti e tutte le caratteristiche del work in progress, Jack e le sue conquiste fanno il possibile per reclamare l’appartenenza a un genere diverso, meno sfumato e più sguaiato. Ciò è evidentemente giustificato dal fatto che Miles ha bisogno di un amico che sia al tempo stesso un cattivo esempio per avere modo di scegliere diversamente.

Ma se altrove «Sideways» ha il gusto della commedia di qualità superiore, nelle esibizioni sessuali di Jack sembra più che altro un tributo a un genere che soltanto i grandi sanno trattare senza cadere nell’ovvio. Resta il fatto che «Sideways», tra i due generi, finisce per scegliere quello giusto. Grazie anche a un’interpretazione misurata e convincente di Paul Giamatti e Virginia Madsen, che confermano l’ottima qualità degli attori americani se appena ci si prende il disturbo di uscire dai grandi nomi.

SIDEWAYS (Id.) di Alexander Payne. Con Paul Giamatti, Thomas Haden Church, Virginia Madsen, Sandra Oh.