Se l’amore è una strada in salita: «CUORI IN ATLANTIDE»

DI FRANCESCO MININNI

A quanto pare Stephen King non è soltanto horror. Lo sapevamo già, da quando i quattro ragazzi di «Stand by Me» andarono nel bosco alla ricerca di un cadavere. «Cuori in Atlantide», che sotto certi aspetti assomiglia a quella storia, ne è una conferma. Dirige Scott Hicks, autore di «Shine» e «La neve cade sui cedri», che è stato sicuramente attratto da una storia che racconta la difficile crescita di Bobby Garfield, la necessità di una figura paterna, l’importanza dell’amicizia e, per non smentire le propensioni «misteriose» dello scrittore, il dono della telepatia che può trasformarsi in un pesante fardello.

Accade tutto nel 1960, in un sonnacchioso paese di provincia. Bobby deve convivere con una madre superficiale ed egoista e con l’assenza di un padre. Questo dover crescere praticamente da solo gli crea non pochi problemi, improvvisamente attenuati dall’arrivo del nuovo vicino di casa, Ted Brautigan. Questi instaura con Bobby una specie di rapporto di complicità: il ragazzo lo informerà dell’eventuale arrivo degli uomini «bassi», lui lo pagherà per leggergli quotidianamente il giornale. Brautigan è in realtà un sensitivo, ricercato dall’Fbi per collaborare forzatamente alla caccia ai comunisti. Sarà trovato e portato via: ma nel frattempo Bobby sarà diventato più sicuro di sé e più grande.

Hicks, coadiuvato da un sempre bravo e misurato Anthony Hopkins, ottiene il meglio lavorando sulle sfumature del racconto, perdendo qualche colpo quando invece la storia arriva alle svolte cruciali. Non è un regista d’azione, insomma, ma preferisce i labirinti psicologici da cui si può uscire con impegno e con fatica. Così «Cuori in Atlantide» trae tutto quel che può dal rapporto tra Bobby e Ted e tra Bobby e gli amici Carol e Sully, mentre si disinteressa degli uomini bassi e delle loro manovre per far cadere Ted in trappola. Ne esce fatalmente un film incompleto, dove la conclusione appare affrettata e poco motivata. Ma, nel frattempo, Anthony Hopkins ci ha fatto conoscere una particolarissima figura paterna e Scott Hicks ci ha raccontato quanto sia difficile il mestiere di crescere. C’è una cosa da tener presente: l’interesse dell’autore per i rapporti tra i personaggi a livello puramente umano è talmente primario da lasciare addirittura inespresso il particolare (a lungo andare non secondario) dei poteri telepatici di Brautigan, che a prima vista potrebbe sembrare un narcolettico, un sonnambulo o un malato di altro genere. Ne guadagna lo spessore simbolico della vicenda, a scapito di qualche brivido o di qualche angolo oscuro che, forse, avrebbero trasformato «Cuori in Atlantide» in un qualunque film di genere. Imperfezioni o scelte espressive che siano, lo preferiamo così.

CUORI IN ATLANTIDE (Hearts in Atlantis) di Scott Hicks. Con Anthony Hopkins, Anton Yelchin, David Morse. USA 2001; Drammatico; Colore

Il sito ufficiale del film (in inglese)