Santo, non santo: è questo il problema? «L’ORA DI RELIGIONE»
E allora? Mentre tutti si concentrano sulla doppia bestemmia gridata da Egidio durante l’incontro con la famiglia, ci sembra che il vero punto del film sfugga. Anche quando è spinto da un’idea un po’ diversa dal solito, Bellocchio non può fare a meno di scagliare le proprie invettive contro ogni genere di istituzioni, con particolare predilezione per la famiglia e per la Chiesa. Questo lo porta ad accentuare i toni del racconto finendo col dare l’impressione di riscaldare sempre la solita minestra. Se infatti il personaggio di Ernesto, anche in virtù di un’interpretazione molto misurata di Sergio Castellitto, è in grado di far pensare e magari di far ritrovare in ognuno di noi qualcosa di sé, non si potrà fare a meno di convenire sul fatto che la famiglia Picciafuoco (una zia cinica, un fratello sacerdote, un ateo convertito, un grigio professionista e un disperato rinchiuso in clinica) sia la stessa di sempre, da «I pugni in tasca» a «La Cina è vicina», da «Salto nel vuoto» a «Il sogno della farfalla».
E che dire della Chiesa? Come la magistratura, l’esercito, la polizia e la famiglia, è un’istituzione che sopravvive a se stessa, fatta di formalismi, di astuzie, di apparenza e, sotto sotto, di intolleranza e costrizione. A noi sembra che la ripetizione di questo ritornello non deponga a favore dell’apertura mentale di Bellocchio, tanto capace di folgoranti intuizioni psicologiche (il personaggio vero/non vero di Diana) quanto tristemente ancorato a un laicismo che rende un dialogo quanto mai difficile. È questo, non la santità, il problema da risolvere.
L’ORA DI RELIGIONE di Marco Bellocchio. Con Sergio Castellitto, Jacqueline Lustig, Piera Degli Esposti. ITALIA 2002; Drammatico; Colore