Sacro Gra
![](https://www.toscanaoggi.it/wp-content/uploads/2013/10/Sacro-Gra.jpg)
È proprio questa la caratteristica principale del film di Rosi, che invece di lasciar passare persone e cose davanti all’obiettivo della sua macchina da presa è andato a cercarle, le ha in un certo senso scritturate e invitate a interpretare se stesse. Quindi, da un punto di vista formale, non sarebbe corretto definire «Sacro GRA» un documentario: sembra più appropriato un ossimoro del genere «finzione vera».
Tutto questo per farvi capire quale possa essere la difficoltà dello spettatore nell’affrontare un film come questo, girato rigorosamente sui luoghi dell’azione, ovverosia sul grande raccordo anulare di Roma (da cui l’acronimo GRA), ma che non dà mai l’impressione di avere alle spalle un documentarista «neutrale», quanto piuttosto un osservatore coinvolto e interessato.
Ognuno ha la sua storia da raccontare e ognuno mantiene la propria identità, la propria dignità, indipendentemente dal ruolo che la società moderna li obbliga a interpretare. E ogni tanto qualcuno cerca di opporsi, come il botanico che organizza una sorta di disinfestazione con mezzi propri. Cioè a dire, nel suo piccolo nessuno si arrende. Pazienza se il tempo passa e la vita continua: l’ingranaggio è fatto di tante piccole ruote dentate che devono continuare a girare.