Restiamo amici
La carriera di Antonello Grimaldi, regista di Sassari, è equamente divisa tra cinema e televisione, anche se è proprio nella seconda che ha ottenuto il suo successo più indiscutibile dirigendo qualche stagione di Distretto di polizia. Per il cinema ha sempre cercato di realizzare film che virano dalla commedia al dramma al thriller allo scopo di rappresentare un paese (l’Italia) pieno di problemi e sempre pronto a rialzarsi. Così nascono Il cielo è sempre più blu, film corale fitto di partecipazioni speciali ma poco capace di individuare un tema unico, e soprattutto Caos calmo dal romanzo di Sandro Veronesi e con Nanni Moretti protagonista.
Anche qui, però, al di là dell’interesse suscitato dalla tematica generale, non riesce facile amalgamare i vari personaggi che si alternano accanto al protagonista su una panchina romana. Adesso Grimaldi torna al cinema con Restiamo amici, dove se non altro l’obiettivo appare più unitario. Tratto da un romanzo di Bruno Burbi, ambirebbe a raccontare quanto lontano possa portare il voler tener fede senza ripensamenti al sentimento dell’amicizia a rischio di mandare a monte tutto il resto.
Ambirebbe è un condizionale, che con Grimaldi è il modo da usare sempre e comunque. Perché questa volta, venendo meno il rischio della frammentazione, se ne presenta un altro che alla fine diventa veramente insormontabile: quello cioè di sviare dal tema centrale e di cadere con tutte le scarpe in una sorta di rilettura paesana de La stangata e di tutti i film che prevedono truffe, tranelli, mosse e contromosse di modo che alla fine qualcuno rimanga sonoramente bidonato. Di conseguenza, l’eventuale analisi di un’Italia in crisi dove ognuno cerca di arrangiarsi come può (tema, d’altronde, che era un cavallo di battaglia di Alberto Sordi negli anni Cinquanta e Sessanta), lascia il posto ben presto a un meccanismo che, in tutta la sua complessità, non riserva alcuna sorpresa.
Alessandro, vedovo inconsolabile, vive col figlio Giacomo, con il quale ha un dialogo né facile né continuo. Un giorno riceve una chiamata dal Brasile: è l’amico Gigi che, in punto di morte, desidera rivederlo. Naturalmente la malattia terminale è una bufala e Gigi ha una proposta: per ricevere un’eredità di tre milioni di euro deve avere un figlio che non ha, il che lo porta a proporre a Alessandro una vera truffa che consiste per far passare Giacomo per suo figlio, riscuotere, dividere e tanti saluti. Superata l’iniziale arrabbiatura e in nome dell’antica amicizia, Alessandro finisce per accettare coinvolgendo nell’intrigo anche il terzo amico, Leo. Come è ampiamente prevedibile, il notaio svizzero curatore testamentario ha a sua volta organizzato una trappola che Alessandro, Gigi e Leo credono di poter evitare…
Quando si capisce che Restiamo amici, più che un’elegia dell’amicizia, è una rilettura di tante truffe letterarie e cinematografiche del passato, il nostro interesse per il film di Grimaldi va progressivamente a scemare. Non interessa più di tanto, infatti, sapere a chi andranno i soldi in un film che evita accuratamente ogni approfondimento per limitarsi a snocciolare tutti i luoghi comuni di quello che per comodità chiameremo complotto di famiglia.
In un certo senso, è come se Grimaldi si disinteressasse di ogni possibile indagine sociale e sentimentale per concentrarsi su una serie di scatole cinesi che ormai non sono più in grado di sorprendere nessuno. Così un film che poteva essere almeno interessante diventa un gioco che non diverte. Ne risente anche l’interpretazione dei protagonisti Michele Riondino, Libero De Rienzo e Alessandro Roja, non più personaggi reali ma marionette nelle mani del destino. Che poi una delle marionette sia anche un burattinaio, neppure questo è in grado di sorprendere. Dal momento che i riferimenti del film sono molto cinematografici e pochissimo reali, chi ha un minimo di esperienza da spettatore saprà individuare il trucco prima dell’eventuale sorpresa. La realtà è che per ottenere qualche risultato interessante bisognerebbe scordarsi dei modelli e camminare con le proprie gambe. È una parola.
RESTIAMO AMICI di Antonello Grimaldi. Con Michele Riondino, Violante Placido, Alessandro Roja, Libero De Rienzo, Ivano Marescotti, Sveva Alviti. ITALIA 2019; Commedia; Colore.