Remember
Una delle peculiarità del regista canadese Atom Egoyan è quella di affrontare un argomento e poi, strada facendo, di inserire divagazioni non sempre indispensabili che danno l’impressione di avere la funzione di far sì che il pubblico, interessato al tema centrale, sia portato ad accettare anche il resto come se fosse parte integrante del film. Questa volta, però, il suo Remember ha il compito di convincerci che Egoyan abbia affrontato il tema dell’olocausto e della memoria senza servirsene come pretesto per confezionare un thriller con sorpresa finale. Per quanto ci riguarda, ci ha convinto. A nostro modo di vedere, Remember solleva una serie di interrogativi che alla fine lo allontanano dal tema dell’olocausto per focalizzarsi sulla memoria. Cioè, siamo di fronte a un film che usa l’olocausto per affrontare tematiche universali. Il che non significa sminuire l’evento storico o servirsene per acrobazie cinematografiche, ma semplicemente scegliere un evento ben noto per estrapolarne quesiti morali di portata non indifferente.
Zev Guttman vive in una casa di riposo ed è affetto da alzheimer. Sua moglie Ruth è deceduta da poco e ciò coincide a quanto pare con una promessa da mantenere. Max Zucker, suo compagno di degenza, gli ricorda infatti che è il momento di trovare l’ufficiale nazista che ha sterminato le loro famiglie e ucciderlo. Zev, minato dalla malattia, parte portando con sé una lettera di Max che dovrà rileggere ogni volta che avrà qualche amnesia e che contiene tutte le istruzioni necessarie. L’ufficiale si nasconde sotto il nome di Rudy Kurlander. Negli Stati Uniti ci sono quattro uomini con questo nome. Zev dovrà trovare quello giusto.
I quesiti posti da Egoyan sono i seguenti. È possibile seguire un percorso legato alla memoria nel momento in cui la memoria stessa sta irreversibilmente svanendo? Esiste una linea più o meno sottile che segna il confine tra ansia di giustizia e desiderio di vendetta? Il nazismo è storia passata o allunga la sua ombra sul presente? Dei tre, quello che interessa di più all’autore è il primo. Lo si capisce, ovviamente, perché il film si intitola Remember (che è un imperativo: ricorda!) ma anche per motivi più sottili. Nel film tutto è nascosto nelle pieghe della memoria e, date le condizioni precarie del protagonista, è lecito pensare che un’indagine approfondita potrebbe portare a galla qualcosa di veramente spiacevole.
Qui tocca fermarci perché, andando oltre nell’approfondimento del tema, finiremmo per rivelare qualcosa che renderebbe vano il lavoro di costruzione di Egoyan. Basti sapere che, essendo fondamentale l’empatia con Zev, arriva il momento in cui le prospettive cambiano completamente lasciando lo spettatore attonito e indifeso. È qui che riaffiora la vocazione disturbante dell’autore. Egoyan non scherza con la shoah, non trasforma l’olocausto in un thriller cinico, non gioca alla trasgressione per fini artistici. Semplicemente segue la direttrice della memoria dando l’impressione di parlare d’altro. Così facendo, ha comunque modo di colpire duro quando mostra l’incontro tra Zev e il figlio di uno dei quattro Kurlander, poliziotto di provincia che conserva i cimeli del padre, ha un cane lupo che non smette mai di abbaiare e ha sicuramente ereditato l’ideologia del genitore.
In quella casa nella prateria, per un attimo a Zev sembrerà di essere tornato ad Auschwitz. Remember, che soltanto nel finale rischia la scivolata melodrammatica, è un film di notevole valore. Nel ruolo di Zev (che in ebraico significa lupo) c’è un ammirevole Christopher Plummer, bravissimo a evidenziare gli stadi della malattia e la volontà di andare avanti (lo ricordiamo per altro come von Trapp in «Tutti insieme appassionatamente» e Rommel ne «La notte dei generali»). Poi Jürgen Prochnow (il maggiore Muller ne «Il paziente inglese»), Bruno Ganz (Adolf Hitler ne «La caduta»), Heinz Lieven (Aloise Lange in «This Must Be the Place»). Solo Martin Landau (Max Zucker) è figlio di immigrati austriaci di origine ebraica.
REMEMBER (Id.) di Atom Egoyan. Con Christopher Plummer, Martin Landau, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, Heinz Lieven. CANADA/GERMANIA 2015; Drammatico; Colore