Rams – Storia di due fratelli e otto pecore
Da una parte c’è la curiosità per una cinematografia scandinava non ancora conosciuta, dall’altra l’interesse per un film che comunque ha suscitato interesse ovunque sia stato presentato. In questi casi è sempre opportuno mantenere un minimo di distanza e non lasciarsi trascinare dalla novità o dalla simpatia per gli emergenti. Ciò detto, preso atto di un ritmo molto lento che corrisponde però alla storia raccontata e ai personaggi che la animano e preso atto anche di qualche somiglianza (sia pur vaga) con film di altre parti del mondo (nel caso specifico «Una storia vera» di David Lynch), bisogna dire che quanto narrato da Hákonarson riesce ad avere tutte le caratteristiche della storia vera.
Ovvero, anche se i dettagli appartenessero alla finzione, i luoghi, i personaggi, le motivazioni e gli obiettivi non hanno alcunché di artefatto o studiato a tavolino, ma appaiono perfettamente coerenti con lo scenario e con caratteri che devono proprio essere di questo genere. Al di là del sottotitolo dell’edizione italiana, che suonando «Storia di due fratelli e otto pecore» potrebbe anche far pensare a una commedia campestre, il film utilizza le pecore ma parla di esseri umani e di quanto possano essere complesse le strade per ritrovarsi in un contesto che già dalla meteorologia possiamo definire freddo e dalla posizione geografica distante.
Gummi e Kiddi sono fratelli, hanno una certa età, vivono in due fattorie attigue, allevano pecore e montoni ma ciò nonostante non si parlano da quarant’anni. Non sapremo mai il perché, anche perché ogni motivazione a riguardo potrebbe apparire superabile. Ma i due sono cocciuti e proseguono per la loro strada. Un giorno, a una gara di bestiame, il montone di Kiddi vince il primo premio con un minimo scarto su quello di Gummi. Questi, convinto che l’animale sia affetto da una malattia contagiosa, lo denuncia alle autorità pur sapendo che, se la cosa fosse vera, porterebbe all’abbattimento di tutte le bestie della vallata. E così accade. Gummi, però, ha nascosto sette pecore e un montone in cantina. Quando la Sanità se ne accorge, non gli resta che chiedere aiuto a Kiddi, che non esita a darglielo.
L’idea di Hákonarson è che i due fratelli si ritroveranno, ma non prevede di farci sapere quale sarà effettivamente la loro sorte. Mentre le pecore procedono da sole nella tempesta di neve, Gummi si accascia esausto e perde i sensi. A Kiddi non resta altro da fare che scavare un rifugio nella neve, portarci dentro il fratello e stringersi nudo a lui per trasmettergli il calore necessario a sopravvivere. «Rams» finisce qui. Non deve importarci conoscere il destino degli animali o sapere se Gummi e Kiddi sopravvivranno al gelo. L’importante è che la loro cocciuta anaffettività abbia trovato una valvola di sfogo per i sentimenti che, evidentemente, non erano mai del tutto spariti. Una conclusione del genere fa seguito a un film che, in effetti, racconta una storia assolutamente lineare, priva di svolte a sensazione, rigorosamente legata a quella terra e al carattere delle persone che la abitano. Proprio per questo l’abbraccio finale dei fratelli non prevede né violini né tamburi: è una cosa loro, privata, e conta come traguardo anche se uno dei due è privo di sensi. Hákonarson riesce a superare i rischi della lentezza senza dover ricorrere a vette drammatiche o a umorismo da folklore locale. In questo senso «Rams» (che vuol dire «montoni», come l’originale «Hrútar») è un film rigoroso, credibile e a suo modo commovente. Il ritrovamento del calore umano nel gelo della natura circostante è un messaggio che arriva forte e chiaro senza bisogno di sottolineature o di astuzie spettacolari.
RAMS – STORIA DI DUE FRATELLI E OTTO PECORE (Hrútar) di Grímur Hákonarson. Con Sigurður Sigurjónsson, Theódór Júliusson, Charlotte Bøving. ISLANDA 2015; Drammatico; Colore