Quasi nemici – L’importante è avere ragione
Trattandosi di commedia, invece, ci trova più ben disposti ad accettare le sue facilitazioni inquadrandole comunque in un contesto di intrattenimento e di un cinema professionale che, senza rischiare assolutamente niente, punta al gradimento del pubblico e magari anche a qualche riconoscimento come il César a Camélia Jordana quale miglior attrice emergente.
In effetti continua ad essere piuttosto difficile parlare di problemi d’attualità (specificamente il razzismo, l’accoglienza, il cinismo delle istituzioni) senza cadere in ragionamenti il cui percorso è agevolmente preventivabile dall’inizio alla fine. Per cui, onde evitare sacrosante critiche di faciloneria o banalità, si ritiene più conveniente muoversi all’interno di un genere che ormai fa del luogo comune una delle sue maggiori fonti di sopravvivenza.
E così tutto diventa accettabile: il professore provocatore che rischia la carriera, il preside che lo costringe a impartire lezioni di retorica a una studentessa araba, un rapporto fatto di frizioni e asprezze che di certo saranno levigate, un risultato di eccellenza dovuto al lavoro del professore e all’intelligenza della ragazza, un immediato azzeramento delle barriere razziali, una sorta di lieto fine nel quale osserviamo la studentessa (ora avvocato) mettere in pratica alla perfezione quanto appreso dalla scorbutica controparte. In fin dei conti è una commedia: tutto è possibile.
Neilah Salah, aspirante avvocato, è accolta all’Università dal professor Pierre Mazard, tanto abile e preparato quanto provocatore e cinico. Le sue battute di stampo chiaramente razzista non passano inosservate e il preside di facoltà lo mette di fronte a un’alternativa: o preparerà individualmente Neilah ad affrontare l’annuale gara di retorica tra istituti o subirà tutte le conseguenze disciplinari delle sue esternazioni. Se da una parte è evidente che Pierre accetti l’invito, dall’altra è altrettanto evidente che i suoi metodi non cambieranno e che starà a Leilah riuscire a combinarli con la propria indole fiera e ribelle. Salvo fare un brusco dietrofront quando scoprirà di essere l’ancora di salvezza del professore invece di un simbolo vivente della sua dedizione all’insegnamento. Ma, come dicevamo, il lieto fine è in agguato.
Vorremmo dire due parole sul titolo italiano, che trasforma l’originale Le brio (cioè proprio il brio) in Quasi nemici per continuare a sfruttare il successo di Quasi amici (che in originale si intitolava Les untouchables). Ma la querelle sulle traduzioni è lunga quanto la storia del cinema e tocca subire l’ennesimo scempio.
Soffermiamoci allora sul vivace confronto tra i due protagonisti. Se Daniel Auteuil è un attore affidabile e adattabile a una certa varietà di ruoli e non fa che confermare la propria buona vena incarnando con mestiere il burbero benefico che continua a farsi bello della propria maestria oratoria, Camélia Jordana (già vista in Due sotto il burqa) si appropria del film portandogli freschezza e grinta e, per quanto coinvolta nel gioco dei luoghi comuni sia razza contro razza che all’interno della propria, facendoci dimenticare qualche passaggio troppo schematico e semplificato.
Yvan Attal, dal canto suo, lavora di mestiere e conferma che sarà sempre un regista e mai un autore. Non è un peccato mortale: c’è bisogno degli uni e degli altri. Quanto alle problematiche razziali o anche semplicemente umane del film, rimandiamo il discorso a testi più approfonditi e meno propensi a strizzare l’occhio al grande pubblico. Alla fine Quasi nemici è questo: un film gradevole, piacevole e prevedibile che probabilmente avrà successo anche fuori della Francia.
QUASI NEMICI – L’IMPORTANTE È AVERE RAGIONE (Le brio) di Yvan Attal. Con Daniel Auteuil, Camélia Jordana, Yasin Houicha. FRANCIA 2017; Commedia; Colore.