Qualche consiglio per le arene estive

DI FRANCESCO MININNI

Gli appassionati di cinema lo sanno: ci sono tanti modi per difendersi dalla calura estiva. Al di là del fatto che, a Firenze come nelle altre città, quando calano le prime ombre della sera si accendono puntuali gli schermi delle arene estive, è ormai risaputo che la semplice uscita serale potrebbe non bastare a trovare un po’ di refrigerio da questa lunga estate calda. È opportuno, cioè, scegliere il film indicato per avere almeno l’impressione di trovarsi in un altrove che sia di per sé rinfrescante. Ora, capite bene come un ragionamento del genere non sempre corrisponda a cinema di qualità. Sarà dunque vostra cura valutare se il nostro consiglio sia autentico o, per così dire, taroccato.

Potremmo cominciare da Quentin Tarantino: il suo Grindhouse/A prova di morte vi farà correre ad alta velocità col vento in faccia su una highway stranamente deserta. Diversamente, Apocalypto di Mel Gibson vi farà correre altrettanto, ma a piedi in una foresta amazzonica: umidità assicurata. Le Lezioni di volo di Francesca Archibugi sono ingannevoli: trattasi di un viaggio in India, dove il fresco non è di casa. Occhio a Sunshine di Danny Boyle: l’astronave in viaggio verso il sole promette temperature altissime. Walt Becker e i suoi Svalvolati on the road, invece, ripropongono il vento tra i capelli a cavallo di rombanti motociclette. La lezione di volo vera c’è in Uno su due di Eugenio Cappuccio, ed essendo Fabio Volo a riceverla non si può dubitare della sua genuinità. Brividi anche in Borat di Larry Charles: ma, essendo brividi di orrore, suggeriremmo di lasciar perdere. Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti è ambientato in alta montagna: faticoso, ma indubbiamente fresco. Vero come la finzione di Marc Forster non ha pregi climatici, ma è uno dei film più freschi e originali della stagione. Le luci della sera di Aki Kaurismaki promette un po’ di sollievo dovuto al calar del sole. Viaggia col vento addosso anche Ghost Rider di Mark Steven Johnson: ma il centauro si presenta con un teschio infuocato e fa una gran concorrenza ad eventuali abbassamenti di temperatura. Inland Empire di David Lynch, essendo in gran parte un film incomprensibile, induce a chiedersi se quella sensazione di freddo sia una temperatura o uno stato d’animo. Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach è un titolo che si commenta da solo. Correndo con le forbici in mano di Ryan Murphy implica uno sforzo che potrebbe non dare frutti. In Spiderman 3 di Sam Raimi l’uomo ragno vola da un grattacielo all’altro: ma che fatica… The Bridge di Eric Steel parla di tutti quelli che si sono buttati dal Golden Gate a San Francisco: un bel modo di cercare refrigerio. Pirati dei Caraibi ai confini del mondo di Gore Verbinski ha tutto l’oceano a disposizione per mettere i piedi a mollo. Da evitare accuratamente, per ovvie ragioni climatiche, Lettere da Iwo Jima di Clint Eastwood, Last Minute Marocco di Francesco Falaschi, 7 km da Gerusalemme di Claudio Malaponti, L’estate di mio fratello di Pietro Reggiani e Il sole nero di Krzysztof Zanussi. Sunshine di Danny Boyle, poi, va talmente vicino al sole da rendere inutile ogni avvertenza.

Comunque, se non li avete visti, vi consigliamo «caldamente» La cena per farli conoscere di Pupi Avati, Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck, 4 minuti di Chris Kraus, Centochiodi di Ermanno Olmi (da discutere a oltranza), La duchessa di Langeais di Jacques Rivette, l’onesto Rocky Balboa di Sylvester Stallone e Still Life di Jia Zhangke. Sempre che non abbiate qualcosa di più fresco da fare.