PRECIOUS

DI FRANCESCO MININNI

Preceduto da venti premi in vari festival internazionali, tra i quali spiccano due Oscar (miglior sceneggiatura non originale e migliore attrice non protagonista), tre riconoscimenti al Sundance Film Festival e cinque Indepedent Spirit Awards, arriva anche in Italia con considerevole ritardo «Precious», il film che Lee Daniels ha tratto dal romanzo di Sapphire e che, senza timore di usare le maniere forti, getta nuova luce sulle miserie del mondo e su ciò che si può fare per provare a rialzare la testa anche quando ogni singola cosa suggerirebbe di arrendersi. «Precious» è guidato da un realismo duro, violento, spesso sgradevole, che si prefigge di essere il più vicino possibile alla realtà che rappresenta.

Pur non raccontando una storia vera, romanzo e film rappresentano una realtà che esiste: anche se usa diverse vite vissute per raffigurarne una sola, non deve neanche per un attimo far insinuare nel pubblico il sospetto della fiction. Ciò che vediamo, anche quando ci fa balenare il pensiero se sia possibile che sia proprio tutto vero, non deve mai allontanarci dal dato reale, cioè dalla concreta possibilità che storie come quella di Precious esistano veramente.

Precious è un’adolescente di Harlem. È obesa, analfabeta, brutalizzata dalla madre e regolarmente violentata dal padre. A seguito di queste violenze resta due volte incinta. La prima figlia è mongoloide (la chiama proprio Mongo), il secondo è un bambino sano. Nell’apparente mancanza di una qualunque via d’uscita, a Precious vengono in soccorso prima un’assistente sociale, poi la scuola. In una scuola differenziata per soggetti difficili, infatti, Precious troverà un’insegnante disposta ad occuparsi di lei, soprattutto consapevole che la ragazza ha qualche potenzialità da valorizzare. Così troverà la forza di ribellarsi alla dittatura materna e, benché sieropositiva, di andarsene con i due figli a vivere una vita autonoma e autosufficiente.

La prima considerazione che sorge spontanea assistendo al film di Daniels è che chiunque dovesse insistere sulla strada dei tagli alla cultura dovrebbe essere costretto a vedere molte volte «Precious» per capire quale possa essere il valore dell’istruzione e la forza dell’apprendimento. La seconda riguarda il tessuto sociale in cui la vicenda è inserita: là dove neanche i giornalisti più arditi osano arrivare, si consumano quotidianamente vicende di violenza e vessazione come quella raccontata dal film. E lì è veramente difficile tentare un intervento capace di sanare la situazione, proprio perché è tanto poco ciò che sappiamo da rendere quanto mai problematica qualunque strategia risolutiva. La terza riguarda Lee Daniels. Il suo stile non è né rigoroso né essenziale e molto probabilmente non gli permetterà mai di diventare un maestro del cinema. In questo caso, però, i ganci nello stomaco e i diretti al volto erano l’unico sistema possibile per rivestire «Precious» di verità senza dare l’impressione di un compitino in classe, di un film a tesi con un imbarazzante lieto fine. Il finale del film, invece, è giusto: non sappiamo che fine farà la ragazza, ma siamo informati del suo essere sieropositiva, dei suoi progressi negli studi e comunque della possibilità di vivere una vita per quanto possibile normale. Davvero non lo chiameremmo un imbarazzante lieto fine. Onore al merito all’autore per aver saputo tenersi lontano dal facile spettacolo e soprattutto per aver saputo scegliere gli interpreti giusti. Gabourey Sidibe, ventisettenne, è una Precious totalmente vera, anche nell’assenza di una gamma espressiva illimitata che l’avrebbe fatta assomigliare troppo a un’attrice qualunque. Mo’nique è Mary, sua madre, premiata con un Oscar sacrosanto e obiettivamente impossibile da valutare con serenità a causa della perfetta definizione di un personaggio che non vorremmo mai incontrare. A margine anche due cantanti di successo: Mariah Carey (l’assistente sociale) e Lenny Kravitz (un infermiere).

Un solo dubbio: perché mai l’insegnante che aiuta Precious ad emanciparsi debba essere lesbica. Chissà, magari è quel che abitualmente definiamo politicamente corretto.

PRECIOUS(Id.) di Lee Daniels. Con Gabourey Sidibe, Mo’nique, Paula Patton, Mariah Carey, Lenny Kravitz. USA 2009; Drammatico; Colore