Pasolini
Tutto questo non è nelle corde di Ferrara e non era neanche giusto aspettarselo. La domanda, però, resta lecita: che cos’è «Pasolini»? E la risposta non è facile. Partiamo da un presupposto che potrebbe essere essenziale, cioè che Abel Ferrara ha dichiarato (personalmente a noi) che se c’è un film che gli ha cambiato la vita d’artista è «Salò o le 120 giornate di Sodoma», l’ultimo di Pasolini, del 1975, che dopo la trilogia della vita («Decameron», «I racconti di Canterbury», «Il fiore delle mille e una notte») aveva messo mano alla trilogia della morte rimasta incompiuta. Quindi, più del Pasolini poeta, ideologo, classicista o politico, a Ferrara sembra interessare il Pasolini provocatore, in un certo senso disperato, ripiegato su un pessimismo cupo dal quale non è stato in grado di uscire. «Pasolini» è un’operazione molto rischiosa nella quale Ferrara ha riversato tutta la propria ammirazione per l’artista cercando contemporaneamente di sfrondare il racconto da ogni retorica, ogni polemica, ogni proclama, interessandosi esclusivamente degli eventi in quanto relazionati al corpo. Non ha avuto cioè la presunzione di addentrarsi nella mente di Pasolini, dando voce ai suoi pensieri soltanto nelle dichiarazioni rilasciate a Furio Colombo nella sua ultima intervista, titolata forse profeticamente «Siamo tutti in pericolo».
Pasolini ne esce dunque come un uomo (vogliamo dire qualunque?) che torna da Stoccolma, fa colazione con la madre Susanna, invia ad Alberto Moravia il manoscritto di «Petrolio» chiedendo consigli, pranza con Laura Betti e il cugino Nico Naldini, pensa alle vicissitudini censorie di «Salò» che pure aveva previsto, rilascia l’intervista a Furio Colombo e, prima di uscire verso l’ultimo appuntamento all’Idroscalo di Ostia, medita anche sul secondo tassello della trilogia che avrebbe dovuto chiamarsi «Porno-Teo-Kolossal» ed essere interpretato da Eduardo De Filippo (nel film Ninetto Davoli) e Ninetto Davoli (nel film Riccardo Scamarcio). Sono anche le ultime immagini del film: Epifanio, dopo aver seguito la cometa e, a causa di numerosi ritardi, trovato la grotta di Betlemme vuota, muore di stanchezza e arriva in Paradiso dopo una salita lunga e faticosa. Ma il Paradiso non c’è. La sua conclusione: «Mettiamoci a sedere e aspettiamo. Qualcosa succederà».