«NON TI MUOVERE»

DI FRANCESCO MININNINon è per niente facile parlare di «Non ti muovere», il film che Sergio Castellitto ha tratto dal libro della moglie Margaret Mazzantini, premio Strega 2003 e più di un milione di copie vendute. Non lo è soprattutto perché non è facile capirlo fino in fondo, al di là delle apparenze. «Non ti muovere» parla di sentimenti negati e riscoperti, di amore rubato e regalato, di debiti da pagare e chilometri da percorrere prima di poter veramente arrivare a fare il punto della situazione. Parla di sensibilità, di percezione, di ruoli sociali, di finzione e verità, di gioie (poche) e dolori (molti). «Non ti muovere» parla di vita. Ma non di quella che convenzioni e mass-media ci hanno abituati a considerare tale: parla di una vita un po’ marginale che ci passa sotto gli occhi senza che noi la vediamo e che spesso ha da offrire il meglio, quell’amore che si dà senza condizioni e che ormai la rigidità dei ruoli ha confinato in un palco di secondo o terz’ordine.

Timoteo, chirurgo affermato, ha una moglie e una figlia, amici, soldi, comodità e successo. Ma ha anche una pietra sul cuore da quando Italia, una donna di borgata da lui prima violentata e poi amata, è morta per le conseguenze di un aborto clandestino. Niente di più facile che Timoteo consideri il grave incidente in motorino della figlia Angela, in lotta tra la vita e la morte, una punizione divina per pareggiare i conti. Ma in qualche modo, che Timoteo percepisce senza capire, Italia è lì con lui e sta facendo il tifo per Angela…

L’amore è amore, non conosce limiti e salta ogni ostacolo. Detto così, però, il senso di «Non ti muovere» potrebbe essere equiparato a quello di una qualunque fiction o di un banale melodramma. Castellitto, invece, ambisce a qualcosa di più: raccontare le debolezze di un uomo, i suoi errori di percorso, il poco sapore della sua vita e l’effetto che su tutto questo può avere una donna come Italia. Una poveraccia, sgrammaticata, maltrattata, emarginata, tutt’altro che bella: il brutto anatroccolo che, trovandosi fuori delle favole, non diverrà mai cigno. Ma con un cuore così grande da avere quasi la necessità fisiologica di spargere amore e il candore necessario a mettere fuori gioco ogni calcolo, ogni cinismo e ogni cattiveria. Magnificamente interpretata da Penelope Cruz, Italia lascia il segno: su Timoteo, aiutandolo a capire che una scala di valori non è soltanto un’immagine figurata, e sul pubblico, che potrà apprezzare un personaggio che, proprio perché così vero, finirà per sembrare così originale.

Senza avere una limpida omogeneità stilistica né una sceneggiatura di ferro, «Non ti muovere» ha il gran pregio di raccontarci errori, tristezze, cattiverie e bassezze senza cercare di convincerci che comunque finisce tutto lì. A guardarsi dentro si può rischiare di avere brutte sorprese, ma anche di trovare una luce lontana.

NON TI MUOVERE di Sergio Castellitto. Con Sergio Castellitto, Penelope Cruz, Claudia Gerini. ITALIA 2004; Drammatico; Colore