Non è facile dominare i sentimenti: «IL CUORE ALTROVE»

DI FRANCESCO MININNIChi vive fisicamente una situazione, ma emozionalmente vorrebbe trovarsi in un altro luogo ha il cuore altrove. Il che equivale, praticamente, a vivere male una realtà che non assomiglia mai ai sogni. È quanto sostiene Pupi Avati ne «Il cuore altrove», una commedia drammatica ambientata nella Bologna degli anni Venti e, nonostante ciò, non direttamente legata all’album dei ricordi dell’autore. Così Avati dimostra (ma lo aveva già fatto) che non sempre tornare a Bologna equivale a frequentare l’archivio della memoria familiare, una pratica cui «La via degli angeli» potrebbe anche aver messo la parola fine. Nel caso specifico, raccontando la storia di Nello, professore di latino e greco, figlio del sarto del Papa e inviato a Bologna per tentare di risolvere anche la sua timidezza con le donne, Avati ha modo di confermare alcuni punti fermi del suo cinema: dolcezza e crudeltà, memoria storica, importanza del sogno, necessità dei sentimenti. Il tutto in un contesto genericamente pessimista che, se non è tenero nei confronti della donna, ha qualcosa da dire anche nei confronti dell’uomo, sia esso conquistatore o negato per la seduzione. È evidente che le simpatie di Avati vanno al povero Nello, timido e imbranato ma (purtroppo) capace di darsi senza riserve offrendo il fianco ai colpi della vita vera. Come sempre, le sue simpatie vanno ai più deboli, anche se si avverte in trasparenza l’assoluta necessità di un cambiamento che riesca a far convivere pacificamente cuore e cervello.

Dall’altra parte c’è Angela, ragazza di buona famiglia, costituzionalmente portata alla seduzione e resa non vedente da un incidente in bicicletta. L’interessamento di Nello la lusinga e la induce a concedersi, ma senza perdere di vista un ego straordinariamente sviluppato. Così quello che Nello crede amore è soltanto una passione che neanche per un attimo cessa di usarlo ai propri fini.

Tutto molto triste, con qualche eccesso di macchiettismo (la famiglia del professore, il barbiere napoletano) che non toglie valore a una ricerca di sentimenti che è diventata ormai un segno di stile nel cinema di Avati. E con un preciso riferimento a «Luci della città» di Chaplin che, venendo da un autore poco incline a citazioni e omaggi, va tenuto nella giusta considerazione.

Il protagonista Neri Marcorè, finora conosciuto soltanto come conduttore televisivo e cabarettista, è una sorpresa assoluta, al punto da far pensare che molte caratteristiche del personaggio siano anche sue e che un’eventuale seconda sortita non potrebbe mai ottenere lo stesso risultato di eccellenza.

«Il cuore altrove» segna il ritorno di Avati in un territorio magico: quello dove, padroneggiando la storia e i personaggi, riesce a trasformare in stile anche i difetti. È il cinema che conosce meglio e che noi amiamo di più.

IL CUORE ALTROVE di Pupi Avati. Con Neri Marcorè, Vanessa Incontrada, Giulio Bosetti, Giancarlo Giannini. ITALIA 2003; Drammatico; Colore