Noi
Si potrebbe cominciare dicendo che racchiudere Noi di Jordan Peele nella categoria horror potrebbe essere estremamente riduttivo e in un certo senso fuorviante. E non perché non vi appartenga, ma perché le sue ambizioni lo portano a cercare a più riprese di varcarne i confini per situarsi in un genere indefinibile nel quale abbondino simboli e metafore. D’altronde, sarebbe altrettanto riduttivo etichettarlo come cinema politico: un po’ perché le sue metafore vengono da lontano (cioè da chi le aveva già utilizzate), un po’ perché la ricerca dell’effetto finisce per prendere la mano al regista confinandolo in una terra di mezzo.
Né horror puro né politica a 360°. Tutto questo per dire che secondo il nostro parere Noi finisce per essere un’occasione perduta. Il successo di Scappa, premiato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, può aver fatto pensare a Peele di essere pronto per un ulteriore salto in avanti e che quella metafora (il razzismo, il perbenismo, l’ipnosi) poteva essere estesa a più ampio raggio investendo (nientemeno) il destino stesso dell’umanità. Così l’autore, un po’ coraggioso un po’ presuntuoso un po’ sfrenato, si è lanciato nella denuncia globale di un’umanità sofferente e repressa che, costretta ad obbedire a regole di conformismo, di capitalismo, di quieto vivere, ha finito per creare un vero e proprio doppio di se stessa che vive nell’ombra e rappresenta le aspirazioni, la rabbia e l’impotenza di chi vede oltre ma non ci può arrivare. Poi, naturalmente, arriva il giorno (o la notte) in cui questo esercito nascosto decide di venire alla luce e di far sentire la propria voce.
La famiglia Wilson arriva al mare per una vacanza. La stessa notte, però, quattro sconosciuti entrano nel loro giardino e si fermano a fissare la casa. Sarà chiaro molto presto che è inutile tentare di cacciarli: i Wilson sono minacciati e attaccati dai loro doppi, che ne imitano in modo grottesco i movimenti e reclamano un posto che non hanno mai avuto. La premessa è che Adelaide, ora madre, da piccola aveva incontrato un suo doppio nella sala degli specchi di un Luna Park riportandone un trauma che ci era voluto molto tempo per rimuovere. E a quanto pare il problema non è solo loro. I vicini di casa, i Tyler, sono ugualmente sotto attacco. E, da quanto si capisce dai notiziari televisivi, la minaccia si è estesa alla nazione intera.
Occorre a questo punto ricordare che il titolo originale del film, Us, vuol dire indubbiamente noi, ma è anche la sigla degli Stati Uniti che compare sulle mostrine delle forze armate e delle forze dell’ordine. Quindi il simbolismo è servito. Nel film di Peele la paura dell’altro si trasforma in una più inquietante paura di se stessi, che esclude a priori la possibilità di richieste d’aiuto. Poi possiamo tirare in ballo la clonazione, gli esperimenti scientifici, le vite omologate che a lungo andare ci rendono tutti uguali, il ritorno del rimosso rappresentato dalla comparsa dei doppi: tanta roba, forse troppa.
Al di là delle inevitabili similitudini con L’invasione degli ultracorpi, Il dottor Jekyll e La notte dei morti viventi, il problema di Noi è che, catapultandosi in un genere consolidato, deve per forza di cose adeguarsi a qualche regola che finisce per ingombrare. La sorpresa finale, ad esempio, complica le cose perché rende incoerenti alcuni passaggi intermedi che sono tutt’altro che trascurabili. In più, la procedura di Peele prevede di entrare subito nel vivo del racconto con episodi di estrema tensione e violenza. Quando ciò accade, sarebbe opportuno conservare qualche snodo narrativo forte per mantenere la tensione a livelli adeguati.
Invece Peele finisce per stratificare le situazioni ottenendo qualche risultato di eccellenza (il duello tra le due Adelaide al ritmo di una rielaborazione de Lo schiaccianoci) e molte ripetizioni che sfiorano il grottesco. Il talento non gli manca, ma si impone qualche lezione di misura.
NOI, (Us) di Jordan Peele. Con Lupita Nyong’o, Winston Duke, Elisabeth Moss, Tim Heidecker, Evan Alex Cole, Shahadi Wright Joseph. USA 2019; Horror; Colore.