Molecole

 Poi, però, nel 2011 è venuto Io sono Li e le cose sono un po’ cambiate. Fermo restando l’occhio attento alla realtà delle cose, Segre ha provato anche a raccontare storie.

A seguire Mare chiuso e Il pianeta in mare, più documentari che finzione, e La prima neve e L’ordine delle cose, più finzione che documentari.

Ora Molecole, che è diventato un film in corso d’opera, a sintetizzare l’incontro compiuto tra le due tendenze. Pur avendo caratteristiche anomale (soprattutto la durata di 68 minuti, che ne fa a rigor di termini un mediometraggio), il film rappresenta allo stesso tempo un’analisi del passato e una chiarificazione sul presente. Segre ha a quanto pare due elementi della propria esistenza che ritiene in qualche modo incompiuti e che ha necessità di indagare più a fondo per chiudere un cerchio interrotto e poter riprendere il cammino con qualche certezza in più. I due elementi, strettamente legati l’uno all’altro, sono il padre Ulderico, morto nel 2008, e Venezia, che il padre amò profondamente e che a lui è invece rimasta un po’ lontana, quasi marginale.

Così si incrociano due eventi che si direbbero destino: il ritrovamento a Roma di un archivio di filmati su Venezia girati dal padre nel corso degli anni (che è il motore di un progetto magari indefinito) e la presenza di Andrea Segre nella città veneta durante il fenomeno dell’acqua alta tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 e poi, causa il lockdown dovuto al Covid-19, l’impossibilità di lasciarla per un periodo prolungato. E Segre, evidentemente capace di leggere i segnali, decide di esplorarla in gondola nei canali deserti con l’aiuto dell’amica Elena Almansi e di riallacciare in qualche modo i ricordi del padre con la propria ricerca. La destinazione è evidentemente duplice: ricostruire un’immagine paterna talvolta sfuggente legandola alla scoperta di una città amata da quasi tutti ma per lui quasi sconosciuta.

Se in Molecole c’è un difetto è nella voce fuori campo di Andrea Segre che vuole comunicare ogni passaggio e ogni snodo anche quando le immagini li chiariscono perfettamente. Bisogna d’altronde capire che sarebbe stato difficile per l’autore tenersi a distanza da un’operazione così intima e personale. Più che difficile, proprio impossibile. E allora c’importa poco di qualche spiegazione in più. L’importante è capire che Segre ha saputo cogliere una Venezia lontanissima dalle cartoline riuscendo a farla parlare nel silenzio e quasi nell’abbandono. Anche se non saremo in grado di percorrere fino in fondo la stessa strada del regista, arriveremo a capire che un legame fortissimo ha unito Venezia e Ulderico Segre e che il figlio è riuscito a percepirlo e persino a trasmetterlo in forma di gioia e più ancora di serenità.

A questo punto occorre chiarire che il titolo del film, Molecole, discende dalla professione di Ulderico Segre: fisico e ricercatore con particolare riferimento al moto delle molecole. E che di tutte le immagini del film la più toccante sembra essere quella di Ulderico con Andrea in braccio nell’atto di fotografarsi davanti a uno specchio. Così i due sembrano ritratti da una terza persona che li sta guardando. Ma chi guarda? Chiarisce l’immagine successiva nella quale Ulderico ha tolto la macchina fotografica dall’occhio e guarda sorridente la propria immagine e quella del figlio riflesse nello specchio. E la voce fuori campo di Andrea, finalmente pacificato, ammette: “Tu mi guardi, papà”. Dal silenzio del passato e da quello di una Venezia senza turisti, emerge una verità che sembra ovvia ma che ad Andrea Segre è costata una ricerca lunga e faticosa.

 

MOLECOLE di Andrea Segre. Con Ulderico Segre, Elena Almansi, Maurizio Calligaro, Gigi Divari, Giulia Tagliapietra, Patrizia Zanella. ITALIA 2020; Documentario; Colore