Mission impossible-Fallout
In fondo la differenza principale tra Ethan Hunt e James Bond è, per così dire, umana. Bond è un lupo solitario che gioca senza regole e molto raramente si preoccupa di chi andrà sacrificato per raggiungere lo scopo. Hunt lavora in squadra, tiene a ciascuno dei suoi uomini e antepone la sicurezza del singolo a qualunque obiettivo. Poi le location internazionali, gli inseguimenti a perdifiato, i tradimenti, i cattivi con mire mondiali sono esattamente gli stessi.
C’è da dire, però, che non sempre si può avere il meglio. Vale per Bond e vale per Hunt. Anzi, forse vale più per Hunt che dispone di una minore aura mitica e ha vita cinematografica più recente e più breve. Cioè, mentre Bond ha cominciato in anni in cui contavano ancora le sceneggiature, gli intrecci, gli snodi del racconto e in cui gli effetti speciali sembravano simpatici gadget futuribili, Hunt si è trovato nel mezzo della regola per cui ogni nuova puntata avrebbe dovuto superare la precedente per spettacolarità, tensione ed eccellenza dell’apparato tecnico. Una regola scomoda, perché non sempre è possibile superarsi e affannandoci nel tentativo si rischia di esagerare. Così, se Mission: Impossible – Rogue Nation aveva rimescolato le carte con fantasia e stile, Mission: Impossible – Fallout rientra nei ranghi di uno spettacolo ad alto livello ma intimamente più prevedibile e convenzionale.
Questa volta Ethan Hunt e soci, superando i consueti contrasti tra Mif, Cia e MI6, devono recuperare una valigia di plutonio che il super terrorista Solomon Lane e la misteriosa entità suprema John Lark intendono trasformare in ordigni nucleari per mandare a gambe all’aria l’ordine costituito e ripartire da zero. Da Parigi al Kashmir, un inseguimento via l’altro, si arriverà al fatidico faccia a faccia. Ma, come insegnano le maschere del Mif, la faccia non è mai una sola.
In realtà c’è poco da dire in quanto a eventuali novità. Ricordiamo che uno dei punti di forza di ogni serie di film o telefilm è proprio quello di mantenere delle costanti cui il pubblico si possa assuefare e dalle quali non è opportuno deviare troppo. Per questo in Mission: Impossible – Fallout aumentano esponenzialmente gli inseguimenti, molto ben girati da Christopher McQuarrie e affrontati da Tom Cruise (età 56 anni) senza far ricorso a stuntman. Viene a mancare invece la pausa, il momento in cui si allenta il ritmo per far sì che la storia progredisca al di là dell’azione. È chiaro che in questo modo si rischia una noia da saturazione: tutto ritmo senza pause è esattamente la stessa cosa di tutte pause senza ritmo.
Né, d’altronde, ci si può appigliare a qualche contenuto che valga la pena di analizzare. Se, indipendentemente dall’identità del gran maestro, c’è qualcuno che vuole far esplodere un ordigno e qualcuno che vuole invece disinnescarlo, non c’è alcun bisogno di altre motivazioni umane, sociali o politiche.
E giunti a questo punto tocca ribadire che Mission: Impossible – Fallout esibisce una confezione di lusso, inseguimenti ad alto tasso adrenalinico e una vena d’ironia sempre più latente.
Vorremmo però sollevare un dubbio sulla resa dei conti che risolve l’intreccio. Primo: se il timer delle bombe è programmato a 15 minuti, sarebbe meglio che la frenetica rincorsa di Hunt ne durasse meno di 35. Secondo: per una volta, forse una sola, ci piacerebbe che il timer non si fermasse proprio a un secondo dall’esplosione (anche due secondi sarebbero graditi). Terzo: anche se ci rendiamo conto di muoverci ai confini della realtà, ci piacerebbe che a un certo punto un prodotto serializzato avesse il coraggio di prendere una svolta imprevista. Considerando che i produttori si chiamano J.J. Abrams e Tom Cruise, ci rendiamo conto dell’enormità della nostra richiesta: i soldi in ballo sono i loro. Ma continuiamo a pensare che il cinema non sia soltanto una questione di soldi: questa sì che è una missione impossibile.
MISSION: IMPOSSIBLE-FALLOUT (Id.) di Yorgos Lanthimos. Con Tom Cruise, Henry Cavill, Simon Pegg, Ving Rhames, Alec Baldwin, Rebecca Ferguson. USA 2018; Thriller; Colore.