MINE VAGANTI

DI FRANCESCO MININNI

Ferzan Ozpetek ha indubbiamente alcune qualità: è un narratore, sa intersecare i piani temporali con convincenti effetti drammatici e poetici, è in grado di ottenere il meglio dagli attori, mostra una sensibilità superiore alla media, è in grado di creare aspettative derivanti da atmosfere di mistero che rendono i suoi film comunque affascinanti e soggetti ad ampio dibattito. Poi c’è la sostanza, ovverosia il contenuto. Più o meno sempre lo stesso, che contiene un occhio di riguardo per le tematiche omosessuali, una relativa sfiducia nel modello tradizionale (che qualcuno si offende se ci azzardiamo a definire «normale»), un gran desiderio di definire famiglia qualunque nucleo contenga un sentimento.

Talvolta, come ne «Le fate ignoranti» e «Un giorno perfetto», il suo stile non è affatto conciliante, ma assume anzi le caratteristiche dell’aggressività (o dell’invadenza) a significare che chi non capisce l’evidenza dei fatti deve essere proprio un minorato retrogrado.

Talvolta, come in «La finestra di fronte», il suo stile si rilassa e, senza rinunciare alle proprie istanze, diventa moderato (i detrattori direbbero ruffiano). Anche alla luce di «Mine vaganti», a noi sembra che a Ozpetek giovi la serenità più che la polemica estremizzata.

La famiglia Cantone, di Lecce, prospera con un pastificio conosciuto a livello internazionale. Il padre Vincenzo è vicino al pensionamento e nutre grandi speranze nei confronti dei due figli maschi, Antonio e Tommaso. La riunione familiare, per l’appunto, è l’occasione nella quale Tommaso dovrebbe comunicare ufficialmente di essere gay, di non essersi laureato in Economia e Commercio bensì in Lettere e di non avere alcuna intenzione di occuparsi del pastificio ma della propria vocazione alla scrittura. Il problema è che anche Antonio è gay e coglie l’occasione prima di lui. Vincenzo, annichilito, lo caccia di casa ed è colto da infarto. A questo punto Tommaso avverte l’obbligo morale di non dargli il colpo di grazia e, soffrendo, prende il posto di Antonio nell’azienda. Tutti nodi che, fatalmente, verranno al pettine.

Non sapremmo dire se in virtù del contenitore tipico della commedia, ma certo lo stile di Ozpetek appare più rilassato, lontano da polemiche acuminate, persino disposto ad ascoltare le ragioni di tutti. Vero è che l’ambientazione salentina si presta perfettamente al conflitto d’interessi e soprattutto al fatto che una tematica sostanzialmente di vecchia data come la difficoltà nell’esternare le proprie tendenze e aspirazioni non assuma il sapore dell’archeologia. Di sicuro l’autore è in grado di organizzare una sceneggiatura brillante e sfaccettata inventando alcuni personaggi (la nonna di Ilaria Occhini, la zia Luciana di Elena Sofia Ricci) in grado di catalizzare l’attenzione e di spargere lampi di bravura e originalità. E soprattutto è in grado di gestire al meglio un cast affiatato e composito. Accanto alle due signore citate, cui spetta la palma delle migliori, si apprezzano Riccardo Scamarcio (Tommaso), Ennio Fantastichini (Vincenzo), Lunetta Savino (mamma Stefania) e Nicole Grimaudo (Alba), che contribuiscono a un risultato comunque non convenzionale nonostante il grosso rischio che Ozpetek corre inserendo l’episodio della visita imprevista degli amici di Tommaso che riconduce il tutto, per un attimo, ad atmosfere già respirate dalle parti de «Il vizietto».

La realtà è questa: nonostante l’urgenza di difendere le proprie idee, Ozpetek non può fare a meno di rinunciare alla propria vocazione di commediante e di poeta, magari rendendosi conto che così facendo aumenta il pubblico in sala. Da questo nascono i momenti migliori del film: l’apertura, con la corsa della sposa verso qualcosa che conosceremo soltanto alla fine, e l’evoluzione del personaggio della nonna che porterà a una conclusione dolcissima e commovente. Se poi ci chiedete la nostra opinione sincera e spassionata, potremmo dirvi che la conoscete già: la famiglia allargata è un modo come un altro di aumentare la confusione in cui viviamo e di far sentire sempre più in minoranza quelli che fanno scelte che nessuno si offenderà se chiameremo naturali.

MINE VAGANTI di Ferzan Ozpetek.Con Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Nicole Grimaudo, Ennio Fantastichini, Ilaria Occhini.ITALIA 2010; Commedia; Colore