«MELINDA E MELINDA»

DI FRANCESCO MININNIA Manhattan, a quanto pare, non esistono più delinquenti. Soltanto intellettuali, impegnati a parlare tra sé per la maggior parte del giorno ponendosi domande oziose cui fanno seguito risposte virtuosistiche ma con poca sostanza. E a questo punto, tra il delinquente e l’intellettuale, diventa molto difficile scegliere il soggetto meno pericoloso. Woody Allen invecchia e, invece di diventare saggio, diventa soltanto vecchio. Ovverosia, è sempre in grado di partire da un’idea fulminante, ma non sa più svilupparla in un risultato compiuto. In «Melinda e Melinda» l’idea fulminante è che quattro intellettuali (eccoli qua, immancabili), seduti al tavolo di un ristorante, si interroghino sull’essenza del dramma e della commedia. Ognuno ha le proprie idee e uno dei quattro prova a raccontare una storia (vera, dice lui) per vedere da che parte gli altri la faranno andare.

Così la vicenda di Melinda, una ragazza sola che si presenta a casa di amici durante una cena, può seguire due strade: una quasi divertente, una tragica. In questo caso Woody Allen ha avuto l’ottima idea di non raccontare due storie separate, ma una sola che di episodio in episodio cambia di tono e (a parte la protagonista Radha Mitchell) di facce. Va a finire, però, che l’autore non riesce a organizzare due storie veramente originali e si ritrova a gestire materiale che i suoi affezionati spettatori conoscono fin troppo bene.

Mentre tutti i personaggi presentano qualche lato del carattere o della tipologia che fanno capo sempre al regista, in un certo senso costretto ad essere presente anche quando non lavora come attore, le due Melinda ci conducono piano piano verso la negazione dell’atto creativo, ovverosia la maniera. Uno parla come un manuale economico di psicanalisi, uno snocciola battute talvolta già sentite, una tradisce amori e amicizie come in una soap-opera, tutti sembrano abitare in un mondo che non è quello reale.

Qui i casi sono due: o l’espediente della querelle tra intellettuali dà vita a due storie che, raccontate al tavolo di un ristorante, sono fatte per forza di cose da luoghi comuni (e dunque «Melinda e Melinda» diventa un gioiello d’ironia), oppure i luoghi comuni sono un pedaggio che Allen paga al fatto di dover per forza realizzare un film all’anno (e dunque «Melinda e Melinda» diventa la prova lampante della necessità di un periodo di riposo e riflessione). Da parte nostra, staremmo nel mezzo: Allen ama raccontare e spesso sa trarre film da materiale che in altre mani diventerebbe una telenovela. Ma questo non basta a fargli trasformare in oro tutto quel che tocca.

MELINDA E MELINDA (Melinda and Melinda) di Woody Allen. Con Radha Mitchell, Will Ferrell, Johnny Lee Miller, Chloe Sevigny. USA 2004; Commedia; Colore