«MA QUANDO ARRIVANO LE RAGAZZE?»

DI FRANCESCO MININNILa domanda di fondo del nuovo film di Pupi Avati non è né nuova né originale. Chissà quante volte ce la siamo sentita rivolgere, quando addirittura non ce la siamo posta da noi stessi. Cosa farai da grande? Ciò che la rende sempre attuale è il fatto che ogni storia ha una risposta diversa e che ogni volta ci sono altre domande che la accompagnano. Quando si diventa grandi? Chi decide del nostro futuro? È giusto inseguire un sogno ascoltando soltanto il cuore?

«Ma quando arrivano le ragazze?» parla d’amicizia e d’amore, di passione e di talento, di sogno e di realtà, di gioia e di dolore, affiancandosi idealmente a «Jazz Band» giusto per ribadire che ci sono due tipi di storie: quelle del passato, che si possono idealizzare e raccontare più come le avremmo volute che come sono state veramente, e quelle del presente, dove invece bisogna fare i conti con la vita vera a costo di apparire meno poetici, meno sognatori, meno idealisti.

Tutto questo Pupi Avati lo vive sulla propria pelle: era lui il Giuseppe di «Jazz Band», è lui il Gianca di «Ma quando arrivano le ragazze?». È quello che vive la musica con una grande passione, ma senza talento. È quello che si fa da parte per lasciare che l’amico Nick decolli verso la celebrità, preferendo l’amore di Francesca e assumendosi il rischio di una vita comune. È quello che dopo «Jazz Band» ha fatto «Cinema!!!» e che dopo «Ma quando arrivano le ragazze?»… Beh, qui sta il rischio: Gianca potrebbe essere un consulente finanziario per tutta la vita, seguendo la carriera del padre e anche le sue frustrazioni. L’esito della sua esistenza dipende, oltre che da se stesso, da Francesca: se questo amore nato un po’ come risarcimento e passato indenne attraverso qualche crisi si consoliderà, Gianca avrà trovato la sua isola felice. Diversamente, vivrà né più né meno come tanti sognatori che partono alla conquista del mondo e si ritrovano soli.

Per scandire le tappe della sua storia, Avati ha scelto le comete. Questi immensi corpi astrali rimasti immutati dall’inizio dei tempi ci appaiono come luci lontane e talvolta esplodono scontrandosi con qualche pianeta. Possono essere sogni, desideri, ideali: non provocano i fatti della vita, ma talvolta coincidono con essi. E in fondo restano sempre luci lontane.

Avati, lo voglia o no, è intimamente più cantastorie che cronachista e si trova più a suo agio con quelle storie che può in qualche modo manipolare dando libero sfogo alla propria fantasia. In «Ma quando arrivano le ragazze?» si trova a mezza strada tra «Una gita scolastica» e «Impiegati», tra la dolcezza del ricordo e l’amarezza del presente. Senza dare risposte, sta dalla parte di chi ha il coraggio di seguire la propria strada, sia essa un assolo di tromba o la presa d’atto della necessità di un cambiamento. Con una bella partitura musicale di Riz Ortolani, un cast essenzialmente maschile scelto alla perfezione, una sincerità di fondo che tiene a distanza le trappole della fiction e una certezza: Pupi Avati sa esattamente cosa farà da grande, anche se qualche volta guarda una cometa e pensa al jazz.

MA QUANDO ARRIVANO LE RAGAZZE? di Pupi Avati. Con Paolo Briguglia, Claudio Santamaria, Vittoria Puccini, Johnny Dorelli. ITALIA 2005; Commedia; Colore