L’ora più buia
Ci sono casi in cui si dice che la performance di un attore vale un intero film o addirittura lo fa. Poteva essere ad esempio Robert De Niro in Risvegli o Meryl Streep in The Iron Lady, film che senza quei protagonisti avrebbero avuto un valore inconsistente. Per L’ora più buia di Joe Wright questo non si può dire. Nel senso che è vero che l’interpretazione di Gary Oldman nei panni di Winston Churchill è di quelle che lasciano il segno, ma è anche vero che il lavoro di Wright ha un’importanza fondamentale che proprio non permette di lasciare a Oldman tutti i meriti. Perché L’ora più buia non è la storia ufficiale vista dal buco della serratura, ma una ricostruzione serrata e documentata di un periodo cruciale che poteva addirittura cambiare le sorti del mondo intero e che Wright affronta con grande attenzione ambientale, con una cura minuziosa per i personaggi anche secondari, con una maturità tecnica che diventa un elemento non fine a se stesso ma strettamente connesso con gli stati d’animo dei personaggi e con la necessità di interazione tra il Re (Giorgio VI) e il Primo Ministro e soprattutto tra questi e i suoi amici e rivali e più ancora con il popolo britannico.
Tratta di una serie di impressioni fotografiche, inquadrature ad effetto, atmosfere sospese che devono necessariamente non compiacersi di sé, ma rendere l’idea (di volta in volta) della decisione, della solitudine, dell’imminenza del pericolo, della solidarietà, della volontà, degli affetti e persino della paura. Tutte cose che hanno fatto la Storia.
Nel 1940, dopo la caduta del Belgio e dell’Olanda e l’imminente capitolazione della Francia, la Gran Bretagna si trova ad essere praticamente l’unico avversario di Hitler mentre tutto il suo esercito è imbottigliato a Dunkerque senza apparenti possibilità di rientro. Per giunta, il governo di Chamberlain è sfiduciato dall’opposizione e rende necessaria la nomina di un nuovo premier, che potrebbe essere Lord Halifax. Ma, nonostante il Re non sia favorevole a causa del precedente di Gallipoli, prende piede la candidatura di Winston Churchill, l’unico conservatore ad essere apprezzato dai laburisti. E per cinque anni Churchill lavorerà instancabilmente respingendo gli assalti dell’amico Halifax che insiste per intavolare una trattativa di pace con la Germania. Sarà decisivo il suo approccio con la gente comune, che gli farà capire chiaramente che nessuna resa sarebbe onorevole. Così, prima dell’intervento americano, Churchill saprà imporre l’idea della resistenza a oltranza, trasformare la rotta di Dunkerque in una fondamentale vittoria psicologica e restituire a un popolo l’orgoglio dell’appartenenza. Poi, nel 1945, non sarà riconfermato.
È indiscutibile che Winston Churchill non sia stato un santo. Ma probabilmente in quel momento la Gran Bretagna più che di un santo aveva bisogno di un leader che allontanasse gli spettri della paura e rendesse il popolo un blocco unico contro il probabile invasore. Per questo motivo, se non trascura affatto i rapporti con le alte sfere, Wright pone il giusto accento anche su quelli con la gente comune. È un fatto che uno dei momenti più alti de L’ora più buia è quello del viaggio di Churchill in metropolitana verso Westminster allo scopo preciso di avere un confronto diretto con persone qualunque che non ha mai visto né mai più rivedrà, ma di cui si annota scrupolosamente il nome per poi riportarlo ai membri del Governo, al Parlamento e persino al Re.
Wright rende così con ammirevole sintesi l’importanza del popolo nell’ora delle grandi decisioni e automaticamente allontana concorrenti e sodali riducendoli al ruolo di comparse. Di certo, senza Gary Oldman il risultato avrebbe forse avuto meno intensità. Ma anche Lily James (la segretaria), Ben Mendelsohn (Giorgio VI) e Stephen Dillane (Lord Halifax) possono reclamare una citazione di merito. Un grande lavoro di squadra con un direttore d’orchestra impeccabile.
L’ORA PIÙ BUIA (Darkest Hour) di Joe Wright. Con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James, Stephen Dillane, Ronald Pickup, Ben Mendelsohn. GB 2017; Storico; Colore.