LOOK BOTH WAYS

DI FRANCESCO MININNI

Prima Robert Altman con America oggi, poi Paul Thomas Anderson con Magnolia hanno intrapreso la strada del racconto corale per rappresentare la follia del vivere contemporaneo. Arrivando a conclusioni non apocalittiche, ma segnate da un profondo pessimismo (anche se velato di grande ironia). Un terremoto per Altman, una (biblica) pioggia di rane per Anderson, e tutti a casa con un bel carico di angosce e preoccupazioni.

L’Australia, a quanto pare, fa storia a sé. Sarà il diverso rapporto uomo/natura, sarà il diverso background esistenziale, sarà naturalmente il differente animo dell’autore: fatto sta che Look Both Ways di Sarah Watt, che a tutti gli effetti si inserisce nel dibattito sollevando il problema se in tanta sofferenza l’amore sia ancora un destino possibile, pur rischiando l’approccio didascalico e l’eccessiva semplificazione si attacca disperatamente a una positiva voglia di vivere, prima che di sopravvivere, e all’innata necessità di amare congenita nell’uomo. Ragion per cui, se anche non siamo di fronte alle grandi prove d’autore di Altman e Anderson, ci sembrerebbe sbagliato rimandare al mittente un’opera soltanto perché «finisce bene». Anche perché, a ben guardare, il lieto fine è questione di punti di vista: le sofferenze restano, cambia la forza con cui saranno affrontate.

Il weekend è caldo, di quelli che non favoriscono serene riflessioni. E i quattro personaggi, in effetti, hanno molto su cui riflettere. Nick, fotoreporter, scopre di avere il cancro. Meryl, artista tormentata, è reduce dal funerale del padre e testimone oculare dell’investimento di un uomo da parte di un treno. Andy, giornalista cinico e farfallone, è separato dalla moglie, vede i figli nel fine settimana e fa il possibile per sfuggire ogni genere di responsabilità. Anna, la sua ultima fiamma, lo informa di essere incinta. Le strade di Nick e Meryl si incrociano sul luogo dell’incidente. Ma dove portino queste strade non dipende dalla segnaletica, ma dalla volontà del viaggiatore…

Look Both Ways, che è a tutti gli effetti un’opera prima in quanto Sarah Watt si era sempre occupata di cortometraggi d’animazione, colpisce innanzitutto per lo stile composito e affascinante. Non esattamente realistico, il film alterna riprese dal vero e inserti animati che dovrebbero dar vita ai pensieri di Meryl. La quale, per complicare la situazione, sembra ossessionata dagli incidenti e non può fare a meno di applicarli mentalmente alla propria persona. Sarah Watt ottiene così l’interessante risultato espressivo di aumentare le nostre inquietudini senza però farle emergere direttamente dalle azioni dei protagonisti, ma più precisamente dai loro pensieri. In realtà non ci sono mai molti dubbi sulla destinazione finale del racconto, che è semplicemente la volontà di affrontare in due ciò che da soli potrebbe essere insormontabile. Ciò non toglie comunque forza all’analisi dell’autrice, che evidentemente ammira molto i predecessori ma non condivide il loro pessimismo. Al punto da affidare a William McInnes, suo marito nella vita, il ruolo di Nick ammalato di cancro: un tocco di scaramantica ironia che può servire a chiarire meglio la posizione esistenziale di Sarah Watt. Alla fine resta il piacere di una storia complessa raccontata con semplicità.

La domanda conclusiva, che ci sembra di aver già sollevato in passato, è la seguente: se qualcuno affronta i problemi contemporanei con quella che, semplificando troppo, chiameremo leggerezza, è a priori censurabile rispetto al cupo tragediografo o merita comunque di essere ascoltato? Teniamo presente che guardare da entrambe le parti (che sarebbe la traduzione letterale del titolo) a volte può salvarci la vita.

LOOK BOTH WAYS(Id.) di Sarah Watt. Con William McInnes, Justine Clarke, Anthony Hayes, Lisa Flanagan. AUSTRALIA 2005; Drammatico; Colore