LONDON BOULEVARD

di Francesco Mininni

In «London Boulevard», esordio nella regia dello sceneggiatore William Monahan («Departed», «Le crociate», «Nessuna verità»), la cosa più difficile da capire è che lo scrittore irlandese Ken Bruen ha concepito il romanzo da cui il film è tratto come una sorta di memoria/omaggio a «Viale del tramonto» di Billy Wilder. A posteriori torna facile associare «London Boulevard» a «Sunset Boulevard» e il personaggio della diva nevrotica interpretata da Keira Knightley a quello della monumentale Gloria Swanson. E invece Monahan ha deliberatamente seguito tutt’altra strada, non foss’altro abbassando gli anni della diva ed eliminando quindi il parallelismo più riconoscibile, componendo un quadro desolante e gelido dell’ineluttabilità. Di tutto: dell’amore, della vita, della morte. Come dire che, per quanti sforzi una persona possa fare per affrancarsi dal proprio destino, non c’è niente da fare: se è scritto è scritto. Niente di nuovo, si dirà. È vero: l’esistenzialismo cupo è materia assai frequentata da letteratura, teatro e cinema, al punto da rendere arduo qualunque tentativo di innovazione. Consapevole anche di questo, Monahan ha lavorato sullo stile trasformando un potenziale noir in una rilettura surreale del mondo in cui viviamo. Il risultato è certamente interessante, ma altrettanto certamente lontanissimo dai gusti del grande pubblico che, senza dubbio, andrà altrove.

Mitchel torna in libertà dopo tre anni di prigione per lesioni gravi. Ad attenderlo trova molti personaggi del passato: il gangster Gant, un amico balordo, tutto il sottobosco della criminalità londinese. Lui vorrebbe liberarsene ignorandoli, ma semplicemente non può. Pur accettando un lavoro «pulito», più o meno la guardia del corpo di una diva perseguitata dai paparazzi, sarà comunque costretto a ricalarsi nel ruolo del malavitoso violento che, naturalmente, non gli porterà niente di buono.

Le intenzioni di Monahan sono evidenti: raccontare con toni grotteschi e assai poco realistici il peso del destino sull’esistenza umana. La volontà di Mitchel, le buone intenzioni di Mitchel, l’amore di Mitchel non contano niente: qualcuno ha già deciso che la sua appartenenza al mondo del crimine lo porterà alla rovina. È curioso notare, a questo punto, come proprio il maggior sforzo di Monahan per rendere «London Boulevard» diverso dal noir tradizionale lo renda paradossalmente molto (troppo?) simile a un altro film che si serviva dei luoghi comuni del noir per imboccare una strada altamente surreale e, quella sì, originale, «In Bruges» di Martin McDonagh. In quel film, ambientato nella suggestiva cittadina belga, due killer in attesa degli ordini del capo incontravano una galleria di strani personaggi che li portavano a perdere concentrazione e a diventare estremamente vulnerabili. E uno dei due, casualmente, era interpretato da Colin Farrell, che è protagonista anche del film di Monahan. Si potrebbe dire che, allontanandosi dalla traccia «Viale del tramonto» indicata dal romanzo, Monahan abbia scelto una strada (lo sapesse o meno) già percorsa da qualcun altro. Per quanto sia ancora più sceneggiatore che regista, tenta una costruzione virtuosistica che sembra ideale per rappresentare un mondo che, pur assomigliandogli poco, è proprio il nostro: gente cattiva, cinica, assente, prigioniera di un ruolo, immatura o semplicemente predestinata in attesa del momento giusto per uscire di scena. Con la certezza che, comunque sia, non avverrà mai nel proprio letto per complicazioni dovute all’invecchiamento. In un film più estroso e occasionalmente visionario che realmente ispirato, la figura migliore la fanno gli attori. Colin Farrell meno degli altri, perché i tormenti del suo personaggio sono un po’ di repertorio e costringono con una certa insistenza a ricordarsi di «Carlito’s Way» di Brian De Palma. Ma David Thewlis, perennemente immerso in un’altra dimensione, Ben Chaplin, perdente votato alla morte, e Ray Winstone, un boss che non vorremmo avere come nemico, sono caratteristi da nastro d’oro. Keira Knightley, invece, dovrebbe trovare qualche via meno estrema per liberarsi dal fardello della saga dei pirati dei Caraibi.

LONDON BOULEVARD (Id.) di William Monahan. Con Colin Farrell, Keira Knightley, Ray Winstone, David Thewlis, Ben Chaplin. USA/GB 2010; Drammatico; Colore