L’importanza di essere Navajo: «WINDTALKERS»

DI FRANCESCO MININNIIn un certo senso in «Windtalkers» il cerchio si chiude. John Woo si è sempre dichiarato ammiratore del cinema di Sam Peckinpah. Sam Peckinpah aveva sangue Navajo nelle vene. John Woo racconta la storia del contributo dei Navajos durante la seconda guerra mondiale. Questo basterebbe se il cinema fosse una semplice equazione (un sillogismo in questo caso) con rigorose formule risolutive. Ma in «Windtalkers» (come in tutto il cinema) la questione è più complessa, al punto che il film di John Woo, invece di assomigliare all’unico film bellico di Peckinpah, «La croce di ferro», ricorda più i classici patriottici di John Ford e Howard Hawks. E andiamo oltre: l’evidente tematica razziale del film, con la presenza di tre razze distinte, evoca un film di John Ford che non era bellico, ma western, «I dannati e gli eroi». Ne consegue una strana commistione: da una parte un’iconografia della violenza che può sicuramente essere diretta discendente del cinema di Peckinpah, dall’altra un tentativo di riflessione umana e razziale che si abbevera alla fonte del cinema hollywoodiano classico. Il che implica, comunque la si voglia vedere, una certa dose di retorica patriottica. La conclusione è che tutti quelli che avevano sollevato perplessità su una storia di indiani Navajos raccontata da un regista di Hong Kong dovranno ricredersi: John Woo sembra americanizzato al punto giusto.L’importanza dei Navajos per le sorti della guerra nel Pacifico fu nel codice segreto creato con il loro incomprensibile dialetto. Al centro del racconto un sergente irrequieto, Enders, e il navajo che lui deve proteggere, Yahzee. Il conflitto deriva dal fatto che Enders ha ordini precisi di proteggere il codice, non la persona che dovrà essere eliminata in caso di possibile cattura da parte del nemico. Da questa frattura tra dovere e umanità deriva un rapporto particolare cui la guerra, naturalmente, metterà fine.

John Woo è capace di grandi sequenze di battaglia che non risparmiano brutale realismo e tecnica ad alto livello. E’ meno capace, però, di autentica indagine introspettiva, come dimostra il fatto che i suoi film, sempre, raccontano sentimenti elementari e si esaltano nelle sequenze d’azione costruite come coreografie e rese uniche dal montaggio. «Windtalkers», che aveva la necessità di un’attenta indagine psicologica, soffre nel ritmo e nella mancanza di motivazioni realmente sentite, perdendo la battaglia con un film di analoghe ambizioni come «La sottile linea rossa» di Terrence Malick. Sam Peckinpah, senza preoccuparsi del patriottismo, ne avrebbe fatto una storia durissima e poetica. John Woo, forse ugualmente durissimo, non sa però sfuggire alla retorica d’annata.

WINDTALKERS (Id.) di John Woo. Con Nicolas Cage, Christian Slater, Peter Stormare, Adam Beach.