L’evocazione – The Conjuring
Ricordiamo che James Wan è l’iniziatore della saga «Saw -L’enigmista», regista dei due «Insidious» e di «Fast & Furious 7». Quindi un tecnico di buon livello con particolare predilezione per le atmosfere horror tipo case stregate e demoni insaziabili, occasionalmente prestato all’action movie con buoni risultati di cassetta. Ma il suo successo più riconosciuto è «The Conjuring – L’evocazione», del 2013, nel quale i coniugi indagatori dell’occulto Ed e Lorraine Warren cercavano di liberare una fattoria da presenze numerose e minacciose. Dato il riscontro a livello mondiale, Wan ha trovato naturale e anche redditizio allestire un sequel, The Conjuring – Il caso Enfield, riproponendo la medesima coppia di protagonisti, spostando l’azione in Inghilterra e concentrandosi sulla tenebrosa presenza che affligge la famiglia Hodgson (una madre divorziata e quattro figli tra i sette e i tredici anni).
Nel sobborgo londinese di Enfield gli Hodgson sbarcano il lunario come possono, almeno finché quello che sembra il fantasma del precedente proprietario, Bill Wilkins, comincia a tormentarli sostenendo che quella è casa sua e che loro devono andarsene. La polizia non trova niente, ma assiste a qualche fenomeno inspiegabile. Così la signora Hodgson si rivolge ai Warren, proprio nel momento in cui Lorraine avrebbe deciso di interrompere l’attività. Ovviamente, se c’è da aiutare qualcuno i due non si tirano indietro. Il viaggio in Inghilterra sarà ricco di pericoli, di premonizioni, di apparizioni e soprattutto dell’interferenza di un demone, Valek, che è il vero artefice del pandemonio e che tiene prigioniero anche Wilkins. I Warren ne verranno a capo.
La differenza tra i due «Conjuring» è sottile e soprattutto tecnica. La necessità di muoversi esclusivamente in interni e genericamente in ambienti piuttosto stretti, ha costretto Wan a rivedere il lavoro tecnico affidandosi quasi interamente alla macchina a mano. Ciò porta a accelerazioni frenetiche e in genere da parte dello spettatore all’impossibilità di adagiarsi su qualunque cosa possa rappresentare un appiglio o un porto sicuro. D’altronde, dobbiamo anche parlare delle analogie. Si metta come si vuole, la tecnica può anche fare la differenza.
Ma da un punto di vista narrativo è un dato di fatto che un fantasma tiri l’altro e che questa seconda puntata sembri, nell’ottica soprannaturale, una semplice riproposizione della prima. La famiglia in pericolo, la particolare sensibilità di Janet Hodgson per il paranormale, le porte che scricchiolano, le poltrone e le altalene che si muovono da sole, le manifestazioni che solitamente si materializzano alle spalle dei protagonisti: tutto fa parte di un già visto che sotto questo aspetto rende veramente difficile introdurre elementi di novità.
E poi c’è l’analogia principale, ovvero la presenza dei coniugi Warren come studiosi dei fenomeni esoterici. La riproposta di Patrick Wilson e Vera Farmiga nei panni di Ed e Lorraine Warren non è controproducente in sé. Anzi, l’interpretazione di Vera Farmiga è anche più sfumata e convincente della precedente. Quello che suona male è una cosa che non sappiamo ma che una volta conosciuta ha un suo peso. Il lavoro dei coniugi Warren è pubblico e documentato caso per caso. Il caso del film precedente faceva parte di quelli studiati e risolti da loro. Questo di Enfield invece no. Il caso del poltergeist di Enfield è accaduto e ha fatto anche abbastanza scalpore in Inghilterra. Ma i Warren non se ne sono mai occupati. Ecco così che l’elemento che più apparenta i due film è legato a una forzatura di Wan che, pur di dare un seguito a un successo, ha scelto eventi reali in cui i Warren non hanno avuto alcuna parte. Finisce così che la maggior similitudine tra i due «Conjuring» corrisponde a qualcosa che la verità storica non avrebbe consentito. Non sembra, ma è un limite.
Senza Ed e Lorraine il film sarebbe indubbiamente stato diverso e non avrebbe indotto a continui paragoni controproducenti. Wan conosce comunque il mestiere e sa catturare l’attenzione del pubblico. Quel che non sappiamo è quanto potrà durare.