«LE CROCIATE»

DI FRANCESCO MININNIC’è modo e modo di leggere la Storia. Ci sono autori capaci di andare al nocciolo della Storia anche soltanto raccontando la vicenda di due ufficiali napoleonici e delle loro continue sfide sul campo (è Ridley Scott ne «I duellanti»). Ce ne sono altri capaci di stravolgere la Storia per raccontare una vicenda avventurosa destinata a un sicuro successo (è ancora Ridley Scott ne «Il gladiatore»). E ci sono anche autori che, facendosi forti della Storia, la raccontano a modo loro per dimostrare una tesi che esce dai confini dell’epoca e si proietta sul contemporaneo (sì, è sempre Ridley Scott ne «Le Crociate»). «Le Crociate» è un kolossal da 150 milioni di dollari, apparentemente più documentato di quanto non fosse «Il gladiatore», ma non abbastanza da potersi permettere di dispensare condanne e assoluzioni sulla base di un preconcetto dal quale forse non riusciremo mai a liberarci del tutto. La sostanza si riconduce al fatto che l’Islam è sempre pronto a un’apertura e che il processo è continuamente ritardato dalle innumerevoli colpe della cristianità.

Questo si capisce dagli avvenimenti che, tra il 1184 e il 1187, portano il maniscalco Balian, cavaliere per discendenza, a guidare la difesa di Gerusalemme dagli attacchi del Saladino. Questi, quando Balian sconfitto si reca a parlamentare, non esita a rimandare a casa sani e salvi gli assediati, militari o civili che siano, proprio mentre un vescovo pavido predica la conversione all’Islam con successivo pentimento. Così finisce la seconda Crociata, mentre Re Riccardo già si appresta a condurre la terza.

«Le Crociate» non si discute da un punto di vista spettacolare, scenografico e genericamente tecnico. Se il protagonista Orlando Bloom sembra ancora alla ricerca di una maturità espressiva, ci sono spalle di lusso come Jeremy Irons e Liam Neeson che lasciano il segno, per non parlare di Edward Norton che, nei panni del Re lebbroso Baldovino IV, è coperto da una maschera e recita soltanto con gli occhi. D’altronde, quando mette in scena una battaglia Ridley Scott dimostra di avere pochi rivali.

Il problema nasce da un’ombra di sospetto: che a tutta l’operazione sovrintenda un giudizio storico che, dividendo equamente le colpe tra cristianesimo e regnanti cristiani, suggerisce una matrice da cui scaturiscono come logica conseguenza tutti i problemi del mondo contemporaneo. Il fatto che Balian, che fu un feudatario di Terrasanta, sia stato trasformato in un maniscalco alla solitaria ricerca di Dio (fuori della Chiesa) e pronto a tutto pur di difendere il popolo inerme, dà una chiara indicazione della fonte ideologica da cui scaturisce il film.

A conti fatti viene da pensare che, se qualcuno si degnasse di raccontare anche una piccola parte del bene che è stato fatto nel corso dei secoli, forse non si ristabilirebbe una verità storica assoluta, ma almeno si potrebbe ragionare avendo sott’occhio un termine di paragone.De «Le Crociate» resta la verità di uno spettacolo. L’altra, la più importante, viaggia a senso unico: e allora, che verità è?

LE CROCIATE (Kingdom of Heaven) di Ridley Scott. Con Orlando Bloom, Jeremy Irons, Liam Neeson, Eva Green. USA/E/GB 2005; Storico; Colore

Il ritorno delle crociate (di Franco Cardini)