«L’ALBA DEL GIORNO DOPO»
Roland Emmerich, di suo, ci mette un rapporto tutto particolare con il paese che lo ospita e gli ha dato fama e ricchezza. Da una parte, con «The Patriot», paga l’obolo al patriottismo storico. Dall’altra, con «Independence Day», «Godzilla» e adesso «L’alba del giorno dopo», rovescia sugli Stati Uniti ogni sorta di catastrofi: l’invasione degli alieni cattivi, il risveglio di un mostro antidiluviano e, per chiudere in bellezza, il sopraggiungere di una nuova era glaciale dovuta alla combinazione di effetto serra, aumenti di temperature e cambiamenti delle correnti.
Ci spiega tutto, senza che in realtà noi ne capiamo più di tanto, un climatologo che, preso atto dell’irreversibilità della situazione e del disastro imminente, prima tenta di sensibilizzare le alte sfere politiche, poi assiste impotente allo scatenarsi di tempeste, ondate giganti, grandine assassina. Infine, quando viene a sapere che il figlio Sam è vivo e ha trovato rifugio nella Biblioteca Centrale di New York, si arma di sci e racchette e parte impavido per andare a soccorrerlo.
Il messaggio è chiaro: qualunque cosa possa succedere, lo spirito americano (non dell’uomo in genere: proprio americano) sopravviverà e riuscirà a riprendere in mano le redini della situazione. Con un messaggio politico forse banale, ma significativo: siccome la glaciazione ha colpito l’emisfero del Nord, sono i paesi prima considerati sottosviluppati a dover offrire il proprio aiuto ai sopravvissuti. Ebbene sì, siamo tutti fratelli.
Peccato che Emmerich, nel suo accumulare disgrazie su disgrazie, non si sia accorto (o forse sì, ma fa poca differenza) di aver confezionato un doppione di «Deep Impact» con interferenze di «The Core», «Twister» e «The Day After». L’importante è che il pubblico, dietro promessa di effetti speciali strabilianti (tutti da discutere, in realtà), sia accorso in massa dichiarandosi sempre ben disposto nei confronti di chi, fingendo di rassicurarlo, mostra molto più interesse a non fargli dormire sonni tranquilli. Dichiarando, ad esempio: «Se non l’avessi girato subito, sarebbe diventato un documentario con riprese dal vero». Che, insieme all’altra dichiarazione: «Credo che dal punto di vista spettacolare il film rappresenti una vera pietra miliare», ci fa ben capire quanto brutto possa essere l’effetto di svariati milioni di dollari su una persona dal talento assai modesto.
L’ALBA DEL GIORNO DOPO (The Day after Tomorrow) di Roland Emmerich. Con Dennis Quaid, Ian Holm, Jake Gyllenhaal. USA 2004; Catastrofico; Colore