«LADYKILLERS»

DI FRANCESCO MININNIAmbientando il loro remake de «La signora omicidi» di Alexander Mackendrick sul delta del Mississippi, invece che in Inghilterra, i fratelli Coen hanno dichiarato la loro intenzione di non seguire pedissequamente il modello originale inventando un film proprio, originale. Bene. Il problema è che, tuttavia, l’ossatura della storia resta quella: se avete visto il capolavoro di Mackendrick, non potrete fare a meno di fare confronti. E dal confronto i Coen escono perdenti. Pur prendendo atto del fatto che ogni film fa storia a sé, si ha un bel dire che «Ladykillers» va giudicato senza pensare all’originale. È una parola.

La signora Munson, corpulenta vedova di colore, ha alcune fissazioni ed è benevolmente tollerata dalla polizia locale, che periodicamente ne riceve segnalazioni e denunce che saranno regolarmente ignorate. Pertanto, quando il professor Dorr e i suoi quattro complici, spacciandosi per suonatori di musica sacra, si installano in casa sua per mettere a segno un colpo maestro ai danni di un casinò galleggiante, i rischi sembrano minimi. Se non che i malfattori, decisamente confusionari e dilettanteschi, riescono a combinare un disastro dopo l’altro e a far sì che la signora scopra il loro segreto. Quando è il momento di eliminarla, però, sono proprio i rapinatori a cominciare ad uccidersi l’un l’altro….

La cosa che salta agli occhi in «Ladykillers» è lo scontro tra culture. Da una parte una matrice europea indissolubilmente legata al più impassibile spirito anglosassone. Dall’altra un prodotto finale intriso di sottocultura americana con qualche capatina nella comicità demenziale. I delinquenti di allora rispettavano un codice, avevano qualche principio e brancolavano nella nebbia di Londra. Quelli di oggi parlano come scaricatori di porto, soffrono di disfunzioni intestinali, hanno livello intellettivo zero e, più che in una commedia nera, sembrano muoversi in un cartone animato Looney Tunes. Il senso del discorso è il seguente: Joel e Ethan Coen, finché hanno lavorato su materiale tipicamente americano come il noir o la commedia surreale, hanno ottenuto risultati eccellenti.

Oggi che si misurano con la commedia nera anglosassone, trovano difficoltà a muoversi in scioltezza. Soprattutto perché, trasportando la storia da Londra al Mississippi, commettono l’errore di cambiare qualcosa, non tutto. La candida Katie Johnson diventa la corpulenta Irma P.Hall. I bravissimi Peter Sellers, Herbert Lom e Cecil Parker non diventano niente: tutt’al più una sottospecie di soliti ignoti. E Tom Hanks, affettato fino alla caricatura, fa il possibile per non discostarsi troppo dalla stupenda caratterizzazione di Alec Guinness. In questo marasma, chi ne risente più di tutti è il film. Non particolarmente divertente, talora lento e faticoso, pieno di problemi come un vestito cucito su misura per una persona e poi infilato di forza a un’altra. I Coen restano bravi. Ma come molti americani, Altman compreso, dovrebbero venire in Europa soltanto come turisti.

LADYKILLERS (The Ladykillers) di Joel e Ethan Coen. Con Tom Hanks, Irma P.Hall, Marlon Wayans, J.K.Simmons. USA 2004; Commedia; ColoreIl sito italiano del film