«La Terra»

DI FRANCESCO MININNIE’ evidente che il rapporto tra Sergio Rubini e la sua terra è forte. Raccontata, in maniera diversa ma sempre sanguigna e appassionata, in «Tutto l’amore che c’è» e «L’anima gemella», la Puglia giunge a compimento ne «La terra», che concettualmente finisce per essere il film più autobiografico dell’autore, quello in cui le sue radici fanno maggiormente sentire il loro peso e la loro importanza. Attraversato da molti rimandi a classici letterari, dal Dostojevskij de «I fratelli Karamazov» allo Sciascia di «Una storia semplice», ma anche da qualche riferimento a precedenti cinematografici («Il padrino» di Coppola, citato nel percorso mentale del protagonista in modo sottile e assai interessante), «La terra» è probabilmente l’opera più solida di un autore che, una volta tanto, fa tesoro della sua caratteristica principale, lo stare costantemente sopra le righe, che troppo spesso si è trasformata in un difetto. Luigi, professore di filosofia a Milano, torna in Puglia al paese natale per seguire una questione di proprietà terriera che interessa i fratelli Michele, Mario e Aldo. Pensando di essere ormai affrancato da un’origine di cui talvolta si è persino vergognato, Luigi scoprirà invece che le radici sono molto forti e che il richiamo della terra trova in lui una persona disposta ad ascoltare. Nel momento in cui le trattative per concludere l’affare sembrano arenate, un delitto nella persona di un abietto strozzino smuove le acque del paese. Per evitare che tutta la famiglia sia coinvolta in uno scandalo, Luigi si trasforma nel capofamiglia che, percorrendo le strade giuste, riesce a sistemare tutto. Che poi le strade giuste non siano esattamente quelle legali, è un dettaglio che la riunione della famiglia fa passare decisamente in second’ordine.Ne «La terra» è vincente la scelta degli attori. Rubini si tiene in disparte ritagliandosi il ruolo dello strozzino e affida la parte principale a Fabrizio Bentivoglio, che padroneggia il personaggio più difficile mostrandone dettagliatamente il percorso e il cambiamento. Al suo fianco Paolo Briguglia (Mario, il puro), Emilio Solfrizzi (Michele, il disperato) e Massimo Venturiello (Aldo, l’emarginato). Ne esce un quadro in cui la donna ha un ruolo marginale, che è poi quello cui ci ha abituati la mentalità meridionale di ogni Sud di questo mondo. E ne esce, soprattutto, un thriller anomalo che, assumendosi il rischio di battere un terreno già fin troppo praticato, riesce comunque ad ottenere un risultato interessante. Come sottolinea piuttosto bene la musica di Pino Donaggio, un tema iniziale che riecheggia il tema composto da Bernard Herrmann per «La donna che visse due volte» si sposa senza problemi con un tema che ben figurerebbe in una storia del Sud come «Il giorno della civetta». In questo senso «La terra» diventa anche una ricerca di stile che, alla fine, non lascia indifferenti.

LA TERRA di Sergio Rubini. Con Fabrizio Bentivoglio, Paolo Briguglia, Massimo Venturiello, Emilio Solfrizzi, Sergio Rubini. ITALIA 2006; Drammatico; Colore