«LA SCONOSCIUTA»
Bisogna dire che il tratto più riconoscibile dello stile di Tornatore sta nella direzione degli attori. Con l’eccezione di Pierfrancesco Favino, il più sacrificato, e Margherita Buy, in disparte, ne «La sconosciuta» assistiamo a belle prove di recitazione. Da Xenia Rappoport, attrice russa di teatro capace di espressioni molto intense, a Michele Placido, luciferino e laido nel ruolo del protettore, da Alessandro Haber, più misurato del solito nei panni del portiere, a Claudia Gerini, capace di controllare con bravura pericolosi picchi di emotività. Peccato che il film, nel suo rifuggire da attualità sociale e metafore esistenziali, si concentri unicamente sui sentimenti, quindi sulle molte sfaccettature emotive della vicenda disinteressandosi di ogni possibile aggiornamento.
Ne viene fuori un melodramma a tinte forti che, in virtù di alcuni luoghi comuni del genere «ricerca di un figlio», «pronta a tutto anche ad uccidere», «passato che bussa alla porta», «cattivo a tutto tondo», «peccato e redenzione», finisce per assomigliare pericolosamente ai drammoni di Matarazzo «Catene», «Tormento» e «I figli di nessuno». È il rischio cui va regolarmente incontro un cineasta che sa raccontare, ma trova molto difficile darsi una misura. «La sconosciuta» ha un’ambientazione contemporanea nella quale si muovono personaggi che potrebbero essere collocati, così come sono, all’epoca del cinema muto o nell’Italia degli anni Cinquanta. Tornatore, magari spendendo meno, può dare molto di più.
LA SCONOSCIUTA di Giuseppe Tornatore. Con Xenia Rappoport, Michele Placido, Claudia Gerini, Alessandro Haber. ITALIA 2006; Drammatico; Colore