La paranza dei bambini

Saviano sì, Saviano no. Chissà perché, con tutti i problemi che assillano l’Italia e il mondo di oggi, uno dei più importanti sembra la credibilità dello scrittore napoletano, la sua vita sotto scorta, il suo presunto rapporto conflittuale con malavita e camorra.

Certo, Saviano non si nasconde e talvolta trasforma quella che chiameremo clandestinità nel suo opposto, una sovraesposizione che lo vede opinionista prima e ospite d’onore poi in diverse trasmissioni. Certo, la sua conoscenza della realtà partenopea si è lentamente trasformata in una tuttologia che l’ha eletto a fustigatore dei costumi contemporanei a 360°. Ma dire che la sua opera di scrittore ha mercificato la camorra eleggendo a star i protagonisti del crimine equivale ad accusare Leonardo Sciascia di essersi fatto ricco con la mafia.

Il problema si ripresenta puntuale con La paranza dei bambini, tratto dal primo romanzo di fiction dello scrittore, diretto da Claudio Giovannesi (quello di Alì ha gli occhi azzurri e Fiore) e vincitore dell’Orso d’argento a Berlino per la migliore sceneggiatura. Non essendo nostra intenzione cavalcare polemiche di qualunque tipo, ci limiteremo a parlare del film, dei suoi pregi e dei suoi difetti.

Nel rione Sanità a Napoli si viene a creare un vuoto di potere. Ne approfittano alcuni adolescenti, guidati da Nicola, per assumere il controllo dello spaccio di droga, per armarsi di tutto punto e anche per fare guerra a qualche gang di altri quartieri. Capiranno ben presto che la facile realizzazione dei sogni ha un prezzo da pagare, talvolta altissimo. E, benché continuino a mantenere un legame fortissimo con la propria età anagrafica, saranno costretti a farsi adulti troppo in fretta.

Giovannesi, come aveva già dimostrato nei suoi film precedenti, è attentissimo ai risvolti umani della vicenda e cerca di evitare per quanto possibile di confezionare un film di genere. Ovviamente questo viene a scontrarsi con certe situazioni che, per tipologia e rappresentazione, non possono che appartenere a quello stesso genere (diciamo poliziesco criminale) che l’autore cerca di eludere. In più ci è parso di rilevare alcune falle logiche che rendono difficile seguire il percorso. Un esempio per tutti: Nicola e i suoi cominciano a «lavorare» agli ordini di un boss che, a quanto pare (ma non è esplicito), viene arrestato dalla polizia durante una festa di nozze. Automaticamente, Nicola decide di mettersi in proprio e contatta un altro boss, don Vittorio, per avere armi.

Tra questi due avvenimenti resta sospesa una domanda: se il primo boss è stato arrestato, quanto rimarrà in carcere? E se uscirà (come noi pensiamo) rapidamente, apprezzerà l’iniziativa di Nicola o avrà qualcosa da ridire? A seguire, perché don Vittorio fornisce le armi senza chiedere niente in cambio? La cosa è certa perché don Vittorio è interpretato da Renato Carpentieri, che da quel momento sparisce dal film. Se poi le procedure abituali sono queste, ci dichiariamo completamente ignoranti della realtà criminale partenopea. Ma se non è così, avremmo bisogno di qualche risposta.

Al di là di questo (che non è poco) La paranza dei bambini riesce a rappresentare alcuni elementi con buona evidenza drammatica senza alcun compiacimento. Il parallelismo tra crimine e gioco d’infanzia, la scoperta del sesso come illusione di crescita, la scelta perfetta delle facce dei protagonisti che allontanano qualunque ipotesi di cliché, quel sottilissimo margine di innocenza che permane perché legato a un’adolescenza che niente riesce a sopprimere del tutto.

Anche se l’immagine finale della banda che armi alla mano si reca in motocicletta a un raid di vendetta lascia pochissimo spazio all’eventualità del cambiamento: l’educazione criminale, secondo Saviano, è un sistema sicuro di accelerazione del viaggio verso la morte. Al protagonista Francesco Di Napoli auguriamo di cuore di non diventare mai un attore: non sarebbe mai più così bravo.

LA PARANZA DEI BAMBINI – di Claudio Giovannesi. Con Francesco Di Napoli, Artem Tkachuk, Valentina Vannino, Aniello Arena, Renato Carpentieri. ITALIA/FRANCIA 2019; Drammatico; Colore.