La dignità del vincitore perdente: «Undisputed»

DI FRANCESCO MININNIDa qualche anno Walter Hill dava l’impressione di rifare sempre più se stesso senza riuscire a trovare il veicolo giusto per rimettersi in corsa. A quanto pare i più pessimisti avevano torto: «Undisputed» riporta il regista ai livelli che gli competono, con l’aggiunta di una dolorosa nota esistenziale che lo colloca probabilmente tra i suoi prodotti migliori. Se è vero che gli ingredienti sono più o meno gli stessi di sempre, è diverso l’obiettivo che Hill si prefigge.

Nel carcere di Southwater il direttore permette che periodicamente siano organizzati incontri di pugilato anche con pugili provenienti da altri penitenziari. Il campione è Monroe Hutchen, un ergastolano di colore imbattuto da dieci anni. Quando a Southwater arriva l’ex-campione del mondo dei pesi massimi, George Iceman Williams, accusato di stupro, tutti pensano che il match sarà inevitabile. Tra le perplessità del direttore, l’interesse dell’opinione pubblica e la passione di un vecchio boss mafioso, finisce che il match prende forma. Il vincitore, Monroe, resta in carcere. Il perdente, Iceman, torna in libertà e riconquista il titolo. Nessuno saprà della sconfitta: nel suo ruolino di marcia Iceman figurerà sempre imbattuto.

Chi ricorda il film d’esordio di Walter Hill, «L’eroe della strada» con Charles Bronson pugile a mani nude, potrebbe misurare lo scorrere del tempo. In quel film, ambientato all’epoca della grande depressione, si respirava un’aria di rinascita e di ricerca del treno giusto per ripartire. Qui, invece, i tempi sono cambiati. Chi vince resta in carcere, chi perde torna in libertà. Chi vince, in pratica, vince solo per se stesso e non per la Storia, che di questa vittoria non serberà memoria. La rinascita, insomma, è diventata qualcosa di molto simile a una marcia funebre dai ritmi ineluttabili. Chi volesse trovare nella boxe un simbolo di dignità umana e di riscatto, rimarrebbe deluso: i ruoli sono già scritti e non è previsto che cambino. Walter Hill, che conserva uno spettacolare senso del ritmo, applica le regole del cinema d’azione a una storia di sconfitti a diversi livelli e ottiene un risultato di indiscutibile valore. Viene quasi da pensare che se Michael Mann avesse fatto qualcosa del genere, il suo «Alì» sarebbe stato davvero un altro film.

Wesley Snipes conferma la propria crescita d’attore e invoca ruoli con più spessore di Blade. Ving Rhames, che in certi atteggiamenti sembra fare il verso a Mike Tyson, gli dà la replica con bravura. Su tutti, la memorabile caratterizzazione di Peter Falk nei panni del boss.Il tutto serve a dimostrare che non c’è alcuna legge che impedisce al cinema di genere di volare alto.

UNDISPUTED (Id.) di Walter Hill. Con Wesley Snipes, Ving Rhames, Peter Falk, Michael Rooker.