La casa sul mare
Per fare bilanci, riflessioni esistenziali, gettare ponti tra passato, presente e futuro, ragionare su chi eravamo, chi siamo e chi saremo sembra che oggi sia indispensabile aggrapparsi al luogo comune allo scopo di allestire un quadro rassicurante e senza scosse. Avendo tempo e voglia, suggeriamo una semplice operazione: vedere prima A casa tutti bene di Gabriele Muccino e subito dopo La casa sul mare di Robert Guediguian. Un argomento simile: una riunione familiare in una casa al mare diventa un’occasione per parlare di sé e degli altri, del passato e del presente, dei pochi pregi e dei molti difetti dei convenuti. Eppure quanta differenza tra i due film. Muccino con una caterva di attori e pochissimi personaggi, con una vetrina interminabile di cose già viste e sentite, con citazioni e autocitazioni a conferma del fatto che c’è poco di nuovo. Guediguian con l’essenziale: quattro o cinque personaggi, il loro vissuto, le difficoltà di comunicazione, l’egoismo e improvvisamente la necessità di confrontarsi con il resto del mondo, con quelli che i problemi li hanno davvero e che nessuno sembra voler aiutare. Tutto tranquillo, senza acuti, con la volontà di capire, con qualche necessità di cambiamento, con qualche decisione imprevedibile ma credibile. E il gioco, che gioco non è, è fatto. E La casa sul mare diventa una riflessione profonda su quel che ognuno di noi dovrebbe fare per provare a cambiare le cose.
A Méjan, tra Marsiglia e Carry, una casa sul mare riunisce tre fratelli al capezzale del padre colpito da ictus. Angèle, attrice di teatro, sta ancora combattendo con i fantasmi del passato e con la morte della figlia che le ha segnato l’esistenza. Joseph, intellettuale rivoluzionario, si comporta con costante cinismo e qualche ombra di cattiveria («Non posso farci niente») per esorcizzare il tempo che passa. Armand, che sembra il più portato ad occuparsi degli altri, vive però in una fortezza cui non a tutti è consentito l’accesso. Poi il naufragio di una barca di migranti e il ritrovamento di tre fratellini che si nascondono al mondo costringe tutti a prendere una posizione. E non solo: costringe tutti a fare una scelta che riguarda proprio le loro esistenze. Fatto questo, anche il vecchio padre apparentemente catatonico tornerà a dare segni di vita.
In un certo senso La casa sul mare è un film sulla memoria. Non quella che si attacca al passato per paura del presente, ma quella che obbliga a tirare una linea dalla quale ricominciare. La memoria, cioè, che fa vedere dove ci abbia portato il nostro vissuto e ci obblighi a riflettere se non sia il caso di prendere qualche decisione. In questo senso sono importantissimi sia il padre con l’ictus sia i bambini spaventati che hanno bisogno di tutto. Il primo è il vissuto che in qualche modo si è arreso a un presente che non capisce più (e che soprattutto non riconosce come suo), i secondi sono la linea dalla quale ripartire per dare nuovo impulso a esistenze annoiate, bloccate, inadeguate in attesa degli stimoli per ricominciare (per così dire) a produrre.
Tutto questo Guediguian lo esprime con semplicità, con un attento lavoro ambientale in un posto che prima era pieno di gente e adesso è quasi deserto, con rapidi tocchi umani (i due anziani che decidono di andarsene insieme per paura di una solitudine troppo triste) e con vicende personali che portano i tre fratelli a riflettere seriamente e a prendere decisioni importanti. Così, ad esempio, Angèle non avrà più paura dell’amore del giovane pescatore che l’ama fin da bambino, e Joseph capirà che la vera rivoluzione non consiste soltanto nelle parole e negli umori, ma anche nel prendere atto della propria età e nell’assumersi qualche responsabilità.
Alla fine, a quanto pare, tutti e tre decideranno di restare nella casa sul mare. Il lavoro di Guediguian, di per sé approfondito e mai banale, è reso più prezioso da tre attori straordinari: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan trasformano un nove in dieci e lode. E i migranti, che lo crediate o meno, non sono mai banali.
LA CASA SUL MARE (La villa) di Robert Guediguian. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin,Géraard Meylan, Jacques Boudet. FRANCIA 2017; Drammatico; Colore.