LA BELLEZZA DEL SOMARO

DI FRANCESCO MININNI

La cosiddetta commedia all’italiana, ovviamente, non è un corpo unico né una cosa sola. Ai tempi gloriosi c’era quella sociale («I mostri»), quella psicologica («Il sorpasso»), quella farsesca («Un americano a Roma»). In tutti i casi si trattava di analisi dettate dal contesto sociale dell’epoca. Oggi lo strapotere dei cinepanettoni farebbe pensare che soltanto la farsa sia sopravvissuta. Invece ci sono autori come Virzì e Salvatores che, senza rinunciare al sorriso e alla risata, tentano ancora qualche approfondimento. E poi c’è Sergio Castellitto. Attore duttile, profondamente autobiografico, raramente confinato in un genere e, perché no, regista sensibile e attento a quella brutta bestia chiamata presente. «La bellezza del somaro», scritto dalla moglie (e musa) Margaret Mazzantini, rischia molto e lo fa consapevolmente. Castellitto sa benissimo che raccontare una storia di amicizie e legami familiari, scontri generazionali, provocazioni e una sorta di goliardia (ovvero rifiuto di invecchiare) di stampo «Amici miei» comporta il grosso rischio di misurarsi con quella bestia ancora più brutta chiamata luogo comune. Lo sa, si assume il rischio, affronta il nemico e, pur non uscendone interamente vincitore, mostra una consapevolezza e una maturità che abbattono alcuni ostacoli.

Così «La bellezza del somaro», coraggiosamente distribuito in periodo natalizio, diventa la cartina di tornasole della commedia: da una parte Boldi, De Sica e Aldo, Giovanni e Giacomo (che, anche se li raggruppiamo insieme, non sono la stessa cosa), dall’altra una commedia di contenuti che richiede un pubblico più attento e meno affezionato al doppio senso e alla battutaccia.

Marcello e Marina, coppia avviata con una certa preoccupazione verso il superamento della mezza età, hanno una figlia diciassettenne, Rosa, che nell’occasione di un fine settimana con gli amici paterni Duccio e Valentino nel casale di campagna annuncia la presentazione del suo boyfriend. Ogni possibile illazione e previsione andranno a gambe all’aria quando il boyfriend si rivelerà essere Armando, un tranquillo settantenne. Una cosa del genere costringerà tutti a guardarsi dentro e a cercare di capire dove stia l’inghippo. Che, il bello è proprio questo, non c’è: Rosa crede di essere innamorata, ma in realtà sta lanciando un messaggio a due genitori che, credendo di essere sempre presenti e buoni educatori, rischiano di perderla. E Armando, che sa benissimo di essere un semplice traghettatore, ha la forza incrollabile di chi ha raggiunto la quiete interiore e può anche prendersi il lusso di dispensare molti consigli e qualche schiaffone.

C’è una carta vincente ne «La bellezza del somaro»: è Enzo Jannacci che, nel ruolo di Armando, è se stesso senza alcun bisogno di recitare. E così il traghettatore di Rosa diventa anche il traghettatore del film, facendoci quasi dimenticare che quei due amici di Marcello sono davvero un po’ troppo materiale d’archivio e che, in un complesso di attori molto affiatato ed armonico, Laura Morante di trova per l’ennesima volta a dover combattere con un personaggio, Marina, che richiede alterazioni d’umore e reazioni sopra le righe (due cose che non le sono mai venute troppo naturali). Mettiamoci anche l’asino e il pitone, simbologia forse troppo facile di uno stato naturale che consente di guardare dall’alto questi umani scioccamente impegnati a complicarsi la vita e a rifiutare di osservare lo scorrere del tempo con serenità e, perché no, rassegnazione.

Fatto sta che «La bellezza del somaro», con i suoi difetti, riesce a coniugare confronto psicologico e proiezione sociale (e magari anche politica) senza dimenticare la radice di tutte le commedie: la torta di panna, direttamente derivata da Laurel e Hardy nella doppia variante di chi ci si siede sopra e di chi la prende in faccia. Così, alla fine, il film diventa una sorta di manifesto della poetica di Castellitto: è giusto e doveroso occuparsi del mondo che ci circonda, ovvero parlare di noi, ma sarebbe un peccato dimenticarsi della tradizione che ha fatto grande il cinema. Perché è vero: anche il somaro ha una sua bellezza interiore.

LA BELLEZZA DEL SOMARO di Sergio Castellitto.Con Sergio Castellitto, Laura Morante, Enzo Jannacci, Marco Giallini, Nina Torresi, Barbora Bobulova. ITALIA 2010; Commedia; Colore