Joker

Non c’è dubbio: l’assegnazione del Leone d’Oro a Joker di Todd Phillips alla Mostra del Cinema di Venezia ha rappresentato una sorpresa per tutti. Certo, l’Oscar a La forma dell’acqua era un precedente di peso, tanto da far pensare che la scelta della giuria di Venezia potesse in qualche modo rappresentare una sorta di risposta dal festival universalmente riconosciuto come il più autoriale e selettivo. Tutto ciò porterebbe fuori strada. La verità è che, come La forma dell’acqua non era soltanto una rilettura nostalgica de Il mostro della laguna nera, Joker non è affatto un prolungamento della serie sui supereroi DC. Anzi, fa il possibile per confondere le carte e farci dubitare che il Joker di Joaquin Phoenix sia proprio quello che diventerà il nemico giurato di Batman.

Arthur Fleck, fallito dalla nascita, povero in canna, con la madre Penny ammalata e interamente sulle sue spalle, medita (chissà perché) di intraprendere la carriera di comico e di riuscire a entrare nello show del suo idolo televisivo Murray Franklin. Un’umiliazione dopo l’altra, un fallimento dopo l’altro, Arthur matura una rabbia che, come una pentola a pressione, aspetta il momento buono per esplodere. A farne le spese sono tre yuppie che, sulla metropolitana, infastidiscono una ragazza e picchiano lui senza sapere che Arthur ha una pistola. I tre muoiono e la polizia sa soltanto che l’assassino era truccato da clown. Poi, mentre la madre continua a dirgli che lui è figlio del miliardario Thomas Wayne che non l’ha mai riconosciuto, accade l’imprevedibile: Murray manda in onda un filmato di Arthur che si esibisce con esiti disastrosi in un locale di infimo ordine e, avendo molti riscontri dal pubblico, lo contatta per ospitarlo nello show. Arthur si presenterà truccato da joker (come lo aveva definito Murray presentando il filmato). E non sarà per niente uno show divertente.

È evidente che le polemiche americane sulla pericolosità del film in quanto capace di suggestionare e di indurre alla violenza sono campate in aria, ovvero servono da diversivo per tenere in secondo piano la paura vera: quella di dover prendere atto di una vittima del sistema che non è un singolo, ma una larga categoria di persone che vivono ai margini e che, uscendo allo scoperto, costringerebbero i responsabili a prendere atto di un fallimento e a dover affrontare realmente il problema.

Joker è tanto lontano dal mondo dei supereroi (e dei nemici dei supereroi) da candidarsi ufficialmente come film profondamente politico e quindi urticante, oltre che come manuale di angoscia esistenziale. Poi, però, bisogna anche fare i conti con il regista Todd Phillips, le cui credenziali si chiamano Road Trip, Starsky & Hutch, i tre episodi di Una notte da leoni, Parto col folle e Trafficanti.

Forse spaventato dalle implicazioni sociali e politiche o più facilmente incapace di mantenere la barra dritta fino in fondo, comincia a giocare con l’interazione tra realtà e fumetti. Ambienta il film a Gotham City girandolo palesemente a New York, inserisce il personaggio di Thomas Wayne facendolo uccidere in un vicolo con la moglie sotto gli occhi del figlioletto Bruce e rende il loro ruolo nella vicenda abbastanza pretestuoso. Contemporaneamente, però, trasforma Arthur Fleck in un personaggio molto legato al cinema di Martin Scorsese (che inizialmente doveva produrre il film) evocando la beatificazione dell’assassino come in Taxi Driver e soprattutto legandolo a filo doppio con il Rupert Pupkin di Re per una notte. E così ha un senso preciso che il personaggio di Murray Franklin sia interpretato da Robert De Niro, quasi a chiudere un cerchio perfetto.

La nostra impressione è che la forza di Joker non sia dovuta tanto alla regia di Phillips, quanto alla sorprendente interpretazione immersiva e totalizzante di Joaquin Phoenix, che si è sottoposto a un tour de force anche fisico per far sì che il suo Arthur Fleck diventi immagine di tutti i reietti, gli emarginati, gli insoddisfatti, i borderline di questo mondo. Brutta bestia la solitudine.

JOKER (Id.) di Todd Phillips. Con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Marc Maron, Bill Camp, Brett Cullen. USA 2019; Drammatico; Colore.